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Summer

14/11/2018 12:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Summer

Summer: un film che non esisterebbe senza musica

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Summer, il cui titolo originale in russo è Leto (che vuol dire, appunto, «estate»), è un film che non esisterebbe senza musica: è dedicato ad alcuni gruppi rock sovietici entrati nella leggenda negli anni 80. Summer è musica, anche nel momento in cui nella scena non ci sono suoni. Perchè racconta di un'utopia, di un sogno, di un momento bagnato dalla luce dell'estate, stagione intesa come giovinezza, speranza, massima espressione di libertà e di creatività, illusione. Il regista Kirill Serebrennikov narra la leggenda del gruppo rock gotico Kino, nato grazie al talento e al fascino del cantante, Viktot Tsoi (Teo Yoo), aiutato nei suoi esordi da Mayk Naumenko (Roman Bilyk) il primo e rivoluzionario musicista rock e blues rock della Russia, leader degli Zoopark. Come descrivere la loro arte e la loro vita, nella Leningrado Sovietica degli anni Ottanta, poco prima dell'arrivo della perestojka, se non con tutta la poesia, la musica e il romanticismo possibili? Proprio come in una canzone.


Il film è pop, pittorico, si trasforma in un fumetto, in un sogno, e si sorride incantati dall'ingenuità di tutta quella follia e utopia, da quel desiderio ribelle di libertà e di anarchia. Il contesto politico è quello di regime, in pieno clima di censura, quindi un vero miracolo nel miracolo. I giovani musicisti rock ascoltavano David Bowie, i Led Zeppelin, Lou Reed, talvolta senza saperne decifrare bene i testi, ma avendoli come modello e punto di riferimento musicale e culturale. Vivevano come potevano, barcamenandosi tra lavori per sopravvivere e bugie, trucchetti per eludere la censura, come i primi testi delle canzoni rock, che venivano definiti comici o satirici per nasconderne il significato sovversivo. Entrambi i musicisti le cui vicende private sono raccontate in forma romanzata, morirono fatalmente molto giovani.


La bella Natasha (Irina Starshenbaum), moglie di Mike, il cantante degli Zoopark, nutre un'attrazione amorosa ambiguamente ricambiata per Viktor, futura figura mitologica dei Kino. Mike capisce e ne accetta la sincerità, pur soffrendo. Ma Natasha, che ama in un certo qual modo entrambi gli uomini, non è che una metafora dell'amore e della gratitudine della Russia per questi artisti anticonformisti e sinceri che, sfidando tutto e tra molte insidie, hanno espresso con libertà la loro arte.


Proprio nei momenti meno narrativi e più liberi ed astratti, quando la musica e il sogno prendono, visivamente, il sopravvento, Summer dà il meglio di sè. Dopo aver visto il film, sarà impossibile non andare a ricercare quelle bellissime canzoni rock in russo (da noi semi sconosciute forse per il limite linguistico) per riflettere su come, in tutto il mondo, a prescindere dal regime politico vigente e dalla latitudine, in quegli anni c'è stata un'ondata di creatività e di talento, espressi nell'utopia di un diverso e più sincero modo di vivere. Che ha lasciato, anche nella musica, tracce indelebili.


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