Si può parlare della guerra senza mostrare l’orrore del sangue, dei corpi martoriati, delle case sventrate dalle bombe? La risposta è sì e ce la fornisce con grande maestria la regista palestinese di passaporto israeliano Maha Haj nel suo toccante Upshot, già vincitore al Festival di Locarno del premio per il miglior cortometraggio.
Da subito Haj colloca la vicenda narrata da qualche parte in un futuro prossimo. Infatti, fin dalla prima inquadratura in cui compare la scritta che recita: “In the future… somewhere”, veniamo proiettati in un angolo di mondo – scopriremo quasi subito che si tratta della Palestina o, per meglio dire, di una proiezione della mente di ciò che vorremmo fosse la Palestina – in cui regna una apparente quiete.
Osserviamo una casetta circondata da un oliveto immerso nella bruma e due personaggi, Suleiman (Mohammed Bakri) e Lubna (Areen Omari), rispettivamente marito e moglie sulla sessantina che vivono dei frutti della terra.
Tutto intorno è silenzio, con il tempo scandito dai loro gesti: l’uomo spollona gli ulivi, la donna porta il tè all’uomo percorrendo lentamente gli interfilari. La sequenza inziale sembra, così, immersa in un sogno.
Anche Lubna e Suleiman sono silenziosi durante il lavoro, si sfiorano senza parlarsi. Solo a sera, riunitisi per la cena, si rivolgono la parola, raccontandosi dei loro cinque figli lontani. Cosa fanno, quali problemi hanno, se verranno o meno a trovarli insieme ai nipotini.
Una quiete quasi irreale (accompagnata dalle suggestive musiche di Munder Odeh) che viene rotta una sera, durante un violento temporale, dall’improvviso arrivo di un terzo personaggio, Khalil (Amer Hlehel): è un giornalista che, venuto a conoscenza della loro storia, chiede di poter fare alcune domande sulla loro vita durante la guerra a Gaza di qualche anno prima.
Dopo una iniziale ritrosia, Lubna e Suleiman invitano Khalil a cena, accettando di sottoporsi alle domande del giornalista che arriveranno a svelare la terribile realtà legata al loro passato.
Una realtà che colpisce lo spettatore in maniera violenta, come uno schiaffo improvviso e inaspettato.
È in questo preciso momento che si manifesta tutta la forza dirompente del breve film di Maha Haj, in grado di contrapporre la delicatezza con la quale vengono filmati i personaggi e il luogo dove essi vivono all’orrore, spesso indescrivibile, di tutte le guerre, non solo di quella che stanno vivendo i palestinesi oggi e che dura, ormai, da decenni e non solo da quel tragico 7 ottobre di un anno fa.
Upshot è una coproduzione palestinese, italiana e francese realizzata da Okta Film, pensato e scritto da Maha Haj basandosi su una drammatica vicenda veramente accaduta nel 2008 in Palestina. Il risultato è un film che pone l’accento sull’importanza della narrazione, del racconto che permette alla memoria di perpetrarsi nel tempo, impedendo così al passato di cadere nell’oblio.
Genere: drammatico
Paese, anno: Palestina/Italia/Francia, 2024
Regia: Maha Haj
Sceneggiatura: Maha Haj
Interpreti: Mohammed Bakri, Areen Omari, Amer Hlehel
Fotografia: Augustin Bonnet
Montaggio: Veronique Lange
Musica: Munder Odeh
Produzione: Okta Film