L'agente di polizia indonesiano Li Noor (Iko Uwais), misterioso e indecifrabile, decide di rivelare alcuni segreti del suo paese, fornendo informazioni utili a districare un caso di corruzione politica, tutt'altro che semplice da risolvere per le dinamiche violente. L'agente James Silva (Mark Wahlberg) dell'Intelligence americana avrà il compito di scortare questo prezioso e scomodo informatore dal centro di un paese ostile alla pista dell’aeroporto più vicino, per portarlo in salvo negli Stati Uniti. Solo lì l'uomo rivelerà i suoi segreti. Durante le ventidue miglia da percorrere, la squadra di ex militari CIA capitanata da Silva, è protetta e guidata dall'Unità Overwatch - cinque nerd, che si chiamano come i pezzi degli scacchi, dotati di super copertura satellitare - che ha il ruolo di anticipare vie di fuga e strategie per contrastare gli attacchi nemici. Come in un videogioco trasposto nella realtà, Red Zone - 22 miglia di fuoco è una corsa contro il tempo. Dalla parte dei buoni e da quella dei cattivi ci sono personaggi spietati, affascinanti e carismatici, di entrambi i sessi. Inseguimenti, esplosioni e tutto il repertorio di genere vengono sfoderati senza parsimonia. Le premesse per un action movie travolgente e adrenalinico c'erano tutte, a partire dal credibile protagonista Mark Wahlberg e dall'iconico attore John Malkovich che interpreta l'Alfiere, il capo dell'unità Overwatch; tanto che, con grande ottimismo, a giugno 2018, prima dell'uscita del film, la STX Entertainment ha ingaggiato uno sceneggiatore per scrivere il sequel, annunciando la possibilità di distribuirlo su varie piattaforme. Il regista Peter Berg, in passato, si era cimentato in film d'azione tratti da storie vere: in Red Zone - 22 miglia di fuoco, invece, si basa sullo script della scrittrice Lea Carpenter, che per la prima volta firma una sceneggiatura. Ma nonostante il contrappunto musicale coinvolgente di Jeff Russo e la fotografia di impatto, opera di Jacques Jouffret, qualcosa nel film non ingrana e non convince. Red Zone - 22 miglia di fuoco rimane un onesto lavoro di genere, bel girato e ancor meglio interpretato, che regala qualche momento di pathos. Ma che gira e rigira, in modo pirotecnico, attorno a discorsi scontati, piste già prevedibili ed ampiamente battute.