Isidoro, arzillo sessantenne, vive con il figlio Thomas: il giovane, fidanzato con Nina, sopporta poco la presenza del padre pur nutrendo un affetto sincero; si sente oppresso e, a tratti, incompreso. Le cose si complicano appena, durante la campagna elettorale, un candidato dichiara guerra politica e sociale alla gerontocrazia. Thomas si lascia coinvolgere da questa ondata di cambiamento e il rapporto con il padre e con la fidanzata peggiora fino ad assumere toni drammatici. La Guerra del Maiale è l’adattamento cinematografico del romanzo di Bioy Casares: il libro riflette sull’annichilimento dei più anziani, i quali vivono arrancando all’interno di una società che avanza e non li comprende; cercano punti di riferimento nei propri cari, ma figli e nipoti sono troppo intenti ad aggredire la vita per comprendere il lassismo che travolge i veterani. David Maria Putorti gioca con il vecchio e il nuovo del cinema, fra passato e presente, mettendoci in mezzo anche la politica: il vetusto non è altro che un capro espiatorio, atto a giustificare i fallimenti di una generazione spaesata. I vecchi sono attaccati alle poltrone, non c’è ricambio generazionale, tarpano le ali ai ragazzi: è questa è la novella – lieta o tragica a seconda della prospettiva – che ci si racconta per non voler indagare sulle pecche di una società malata di potere e povera di ideali. Un eterno scontro fra presunti carnefici e vittime accertate, che ha come arbitro lo scorrere del tempo: fra la rassegnazione e l’irrisolto, si celano rapporti complessi e meccanismi altalenanti ai quali l’essere umano non riesce a dare una spiegazione. La Guerra del Maiale è un dramma frastagliato a tinte noir. L’evoluzione della famiglia è soltanto uno degli aspetti su cui il film pone l’accento, ma c’è anche la possibilità di lasciarsi cullare da soddisfazioni inattese ed amori non sempre appaganti. All’interno di questa tela vi sono intrecci articolati nient’altro che dall’orgoglio: quel sentimento che ci spinge a tacere, a rimandare, a rassegnarsi. La Guerra del Maiale è un film duro, schietto e spaventosamente credibile; cattura le suggestioni a cui nessuno, col tempo, può sfuggire. Come un rullino, riavvolge le rispettive esistenze dei singoli per poi arrivare alla conclusione che, malgrado le avversità, la vita è come il maiale: non si butta via niente.