Se guardiamo alle ultime annate cinematografiche, così come al calendario di quelle a venire, noteremo senza difficoltà la massiccia presenza di titoli Marvel, lanciati secondo una strategia che sembra voler davvero saturare il mercato dei film supereroistici. In questo marasma di Capitan America, Iron Man, Thor, Hulk, Vendicatori, X-Men, ecco gettarsi nella mischia - sotto le insegne della 20th Century Fox - anche Deadpool. Pur appartenendo allo stesso universo in cui operano gli altri eroi Marvel, l’omino in tuta rossa è un personaggio atipico: irriverente e spregiudicato, è un personaggio dalla morale discutibile e imprevedibile; dotato di una grande ironia. Allo stesso tempo, è uno di quei casi di personaggio consapevole di essere protagonista di un fumetto, che non si fa problemi a rompere la quarta parete e dialogare direttamente col lettore, commentare gli accadimenti e guidare letteralmente la narrazione.
Queste caratteristiche trovano piena adozione anche nella trasposizione cinematografica a opera di Tim Miller, che recluta Ryan Reynolds – avvezzo a interpretare supereroi sul grande schermo - e lo circonda di un cast azzeccato, per dare vita a una pellicola d’intrattenimento tanto politicamente scorretta quanto divertente, fin dai titoli di testa. Azione e commedia si fondono in Deadpool a un livello superiore rispetto a quanto accade nelle altre produzioni Marvel, che si prendono inevitabilmente più sul serio di quanto non faccia questo film e che quindi non si possono permettere il livello di autoironia che Wade Wilson (vero nome di Deadpool) riserva a chiunque, compresi spettatori e produttori. Anche sul piano della violenza, Deadpool segna nuovi livelli di cattiveria gratuita per un film Marvel: ma si tratta di una violenza talmente eccessiva e stilizzata da risultare “comic-a”. Un po’ come accade nella maggior parte delle opere di Quentin Tarantino. Allo stesso modo per quanto concerne la libertà sessuale che Deadpool si concede sia in termini fisici che discorsivi: se è vero che, insieme alla violenza ha comportato il divieto di visione ai minori di 17 anni in USA, è talmente ed evidentemente caricaturale da non poter risultare realmente disturbante.
I personaggi di Deadpool sono generalmente sfrenati e disinibiti: ad esempio il rapporto d’amore fra Wade e la fidanzata Vanessa (Morena Baccarin) ha una forte componente erotica, di cui si ride come si ride dei corpi martoriati e delle esplosioni sanguinolente; perché il tutto è così esagerato da non potersi ritenere mimesi della realtà. Fa eccezione in tutto questo Colosso: attento alla forma e agli ideali, cerca di portare Deadpool sulla retta via, rendendosi così un’ottima spalla comica, parodia del supereroe classico. Deadpool è in questi termini il comic movie più consapevole uscito fino a oggi; e di questa consapevolezza fa il proprio punto di forza. Nell’ambito del suo genere di appartenenza, e in generale come forma di puro intrattenimento cinematografico, svolge un lavoro più che onesto: senza far gridare al miracolo fa il suo sporco lavoro, e lo fa divertendosi e divertendo.