Sono passati due anni esatti da quando Smile si impose come un piccolo caso nel panorama horror, grazie a una campagna marketing ben studiata, a un film abbastanza solido e una premessa molto intrigante: e se il suicidio fosse una specie di virus che infetta chi vi assiste?
Il problema principale del film era la sua lunghezza (2 ore) che diluiva la tensione, già smorzata da un inanellarsi di jumpscare pretestuosi. Il finale lasciava la porta spalancata a un inevitabile sequel, perciò eccoci qui oggi a parlare proprio di Smile 2 che arriva in sala nel periodo più horrorrifico dell’anno che nel 2024 sembra basarsi solo su clown e sorrisi (da Joker a Terrifier 3) .
Vi avvertiamo, però, che le cose non sono migliorate rispetto al primo capitolo: si ripetono gli stessi difetti, ma con l’aggravante che non c’è più l’effetto sorpresa della novità.
Smile 2 dura ben 132 minuti, e una volta liquidato il cliffhanger lasciato in sospeso dal primo film, si parte con tutt’altra storia.
Ci viene presentata Skye Riley, una pop-star assillata da traumi.
Ha un passato di abuso di droghe, un incidente d’auto che è costato la vita al suo compagno, cicatrici che ancora le causano fitte lancinanti (e per questo deve comprare di nascosto antidolorifici), ha litigato con la sua migliore amica, è tenuta sotto stretto giogo da una madre-manager che controlla ogni aspetto della sua vita. In tutto ciò accusa lo stress per l’imminente tour mondiale.
Sono un sacco di cose da raccontare in un film che poi, di fatto, vuole parlarci di altro. Perciò, ok i traumi della protagonista - che servono (in parte) a delinearla - ma… anche meno! Soprattutto se nel corso del film ci rendiamo conto che alcune di queste sottotrame sono un vicolo cieco e restano incompiute, perciò non necessarie.
Un esempio? L’incidente d’auto e il compagno morto sono puro contorno; eppure l'episodio, messo in relazione alla sua finalità narrativa, occupa un minutaggio davvero esagerato. Avete presente la scena iniziale di The Descent, dove marito e figlia della protagonista muoiono in un incidente d’auto? Neil Marshall gira tutto in 6 minuti secchi e, quando finiscono i titoli di testa, lo spettatore ha tutte le informazioni che gli servono per potersi godere la storia, che si sviluppa come metafora del superamento del trauma della protagonista. Si chiama sintesi cinematografica. Assente in Smile 2.
Un’altra sottotrama mozzata è la madre asfissiante/manager: che senso ha se poi il conflitto viene esplorato (letteralmente) in 3 righe di dialogo? Ci si poteva aspettare che questa storyline portasse a qualche risvolto, magari parafrasando un po’ la vicenda legale di Britney Spears (e se non avete idea di che cosa stiamo parlando andate a recuperare il documentario Britney contro Spears su Netflix).
Il personaggio di Skye Riley vorrebbe essere sfaccettato e profondo, ma rimane legnoso: a definirla sono solo i propri traumi, il che non ne fa necessariamente una protagonista a tutto tondo, anzi.
Si fa un vago riferimento alla mancanza di autostima e all’odio che Skye prova per sé stessa, il che avrebbe potuto riportare tutto sui binari della metafora suicida del primo film, ma pure in questo caso rimangono solo accenni mai approfonditi.
Alcune sequenze ben congegnate ci sono (il meet & greet o i ballerini in salotto) e non si lesina mai sul tasso di gore che, anzi, si eleva rispetto al primo Smile e, in generale, alla media degli horror moderni. Ma anche qui la frustrazione arriva nel finale, che chiude il tutto con un paio di inquadrature frettolose anziché dare il giusto respiro sanguinario e un po’ di appagamento agli spettatori, che si sono sorbiti già due ore buone di una sceneggiatura abbastanza stantia.
In definitiva sembra che il regista Parker Finn provi ad alzare l’asticella nel tentativo di trasformare quello che avrebbe potuto essere un buon horror in qualcosa di più “elevato”. Per fare l’autore, per fare elevated horror che fa sempre chic. Peccato che si perda per strada sottotesti e metafore e, alla fine, ciò che rimane sono solo una manciata di buone scene che galleggiano in un mare di noia e jumpscare. E non c’è niente da sorridere in questa situazione.
Genere: horror
Titolo originale: Smile 2
Paese, anno: USA, 2024
Regia: Parker Finn
Sceneggiatura: Parker Finn
Fotografia: Charlie Sarroff
Montaggio: Elliot Greenberg
Interpreti: Delphi Harrington, Drew Barrymore, Dylan Gelula, Kyle Gallner, Lukas Gage, Miles Gutierrez-Riley, Naomi Scott, Peter Jacobson, Raúl Castillo, Ray Nicholson, Rosemarie DeWitt
Colonna sonora: Cristobal Tapia de Veer
Produzione: Paramount Players, Temple Hill Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 127'
Data di uscita: 17/10/2024