Presentata alla Festa del Cinema di Roma 2024 una delle storie letterarie più famose e amate sul tema della vendetta: Il Conte di Montecristo.
La miniserie Il Conte di Montecristo, composta da otto episodi da cinquanta minuti ciascuna, ha suscitato da subito interesse e preoccupazioni a causa di due fattori: il cast e il romanzo di riferimento, capolavoro di Alexandre Dumas, da sempre riferimento quando si parla di storie di vendetta.
Risaputa la rischiosità delle trasposizioni cinematografiche, per questa volta, ci possiamo affidare. Il regista danese Bille August non è un dilettante in questo campo: è sua una delle versione più conosciute di Les Misérables (1998), come anche La casa degli spiriti (1993) e Pelle alla conquista del mondo (1987) con il quale vinse la Palma d'oro come miglior film e l'Oscar al miglior film straniero. Quindi, com'è questa nuova versione de Il Conte di Montecristo? L'abbiamo vista in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024.
Chi c'è nel cast spaziale di Il conte di Montecristo
In questa nuova trasposizione su schermo del romanzo di Alexandre Dumas la produzione non ha certamente risparmiato sul cast. Particolarmente di rilievo sono la recitazione drammatica di Sam Claflin (Edmond Dantès) e lo spessore di Jeremy Irons (Abate Faria) - alla terza collaborazione con il regista - insieme all'ironia solare di Michele Riondino (Jacopo). Nel cast anche Lino Guanciale (Vampa), Nicolas Maupas (Albert De Morcerf) e Gabriella Pession (Hermine).
Il cast aderisce perfettamente senza voler strafare nella performance, tanto da convincere di essere effettivamente la scelta giusta per il ruolo: in particolar modo Claflin riesce a sfoderare il cambiamento interiore, da Edmund a Conte, prendendosi il giusto tempo e i giusti ritmi. Anche gli attori italiani hanno fatto uno splendido lavoro: persino il più giovane tra loro, Maupas (volto noto di Mare Fuori, Un professore) riesce a padroneggiare lo schermo.
Dal libro al piccolo schermo
La miniserie, che verrà trasmessa in Rai nel 2025, riporta fedelmente non solo la storia canonica del libro ma evidenzia tutti i dettagli anche quelli che potrebbero apparire, in un primo momento, trascurabili. La fotografia è cinematografica tanto da aver l’impressione che non sia effettivamente una serie. Dobbiamo sicuramente questo merito al regista premio Oscar. Un gran regalo ma anche un sospiro di sollievo in questa diciannovesima edizione della Festa del cinema di Roma.