Nick Cassidy (Sam Worthington), un ex-poliziotto di New York, è stato accusato di aver rubato un diamante da 40 carati al potente David Englander (Ed Harris), affarista senza scrupoli nel settore del real estate. L’accusa ha comportato una condanna pesante, ma Nick, dopo una rocambolesca evasione, è fermamente intenzionato a dimostrare la propria innocenza, a costo di mettere a rischio la propria vita sul cornicione di uno degli ultimi piani del Roosvelt Hotel di New York. Attirata l’attenzione della folla, dei media e della negoziatrice della polizia Lydia Mercer (Elizabeth Banks), Nick darà il via ad un piano molto articolato, volto a svelare gli intrighi e le cospirazioni che l’hanno incastrato e a stabilire finalmente di chi sia la responsabilità di quanto gli è accaduto. Sulla carta 40 carati presenta le caratteristiche per proporsi come un thriller interessante. Premesse piuttosto solide a dare il via all’azione: una rete di relazioni fra personaggi ben caratterizzati pur se abbastanza stereotipati; uno sviluppo su binari paralleli che si risolve in scene d’azione elaborate; capovolgimenti di fronte e colpi di scena in grandi quantità. Tali premesse sono state poi rafforzate dalla scelta di un cast di buon livello, che annovera, accanto ai già citati Worthington, Harris e Banks, anche un imbolsito Edward Burns e Jamie Bell. Ognuno degli interpreti, senza pretendere prove di particolare rilievo, dà corpo al proprio personaggio in modo puntuale ed efficace. Tutto quanto detto non trova però un compimento totalmente soddisfacente a causa della regia affidata ad Asger Leth, che non si dimostra in grado di trasporre in immagini, e soprattutto in ritmo, le trovate della sceneggiatura. D’altra parte è la sceneggiatura a perdersi in corso d’opera: sul finale deraglia, tradisce le proprie premesse e si fa sicuramente più frenetica, ma anche confusionaria e poco credibile, regalando un paio di situazioni emozionanti a discapito della verosimiglianza di quanto proposto sullo schermo. Sono proprio le scene che maggiormente dovrebbero generare suspense e suscitare emozioni a non provocare particolari reazioni: a causa di una linearità estrema della loro descrizione, anche i momenti di maggiore sorpresa sono ampiamente prevedibili e si sviluppano esattamente come lo spettatore si aspetterebbe. Il film scorre tutto sommato onestamente, ma non ha alcun appeal o peculiarità che inducano a caldeggiarne la visione.