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La Cordigliera dei Sogni (2019), la recensione: Patricio Guzmán torna a raccontare il suo Cile

30/05/2021 14:00

Marcello Perucca

Recensione Film, Film Documentario, Film Cile, Patricio Guzman,

La Cordigliera dei Sogni (2019), la recensione: Patricio Guzmán torna a raccontare il suo Cile

Questo lavoro dell’ormai anziano regista conclude la trilogia iniziata nel 2010 con Nostalgia della luce e proseguita nel 2015 con La memoria dell’acqua

Patricio Guzmán, che dall’epoca del colpo di stato cileno di Pinochet non è mai più tornato a vivere in patria, ci regala, con La Cordigliera dei Sogni, un ulteriore affresco documentaristico del Cile, terra affascinante e malinconica che ha subito nella seconda metà del XX secolo l’affronto di una dittatura particolarmente feroce.

 

Quest’ultimo lavoro dell’ormai anziano regista è un film che conclude la trilogia iniziata nel 2010 con Nostalgia della luce e proseguita nel 2015 con La memoria dell’acqua.

 

Un trittico che, attraverso l’osservazione della naturale - a volte drammatica - bellezza del paese, ne ripercorre la Storia. Dallo sterminio delle popolazioni indigene – i Quechua – sino ad arrivare al feroce golpe fascista dell’11 settembre 1973, che la voce pacata del regista definisce come un terremoto violento che ha cambiato, per sempre, le vite dei cileni.

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In La Cordigliera dei Sogni a essere protagonisti sono, da un lato, la maestosa catena montuosa delle Ande, vera e propria spina dorsale di un paese che si estende dalle aride terre del Deserto di Atacama a nord, sino al gelo della Terra dei Fuochi a sud; dall’altro il popolo cileno, che porta ancora oggi i segni dei lunghi anni della dittatura.

Guzmán utilizza la Cordigliera – che nel film viene paragonata a uno schienale di una sedia, che impedisce di cadere in avanti o all’indietro – come metafora per evidenziare l’isolamento di un paese. Per il regista, la Cordigliera - con le sue alte vette di rocce granitiche e ricoperte da nevi perenni - diventa testimone muta e impotente della barbarie perpetratasi ai danni del popolo cileno. Celando le risposte che oggi mancano.

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Guzmán ci mostra il regime in tutta la sua brutalità, utilizzando numerose testimonianze e, soprattutto, i video e i racconti di un altro regista, Pablo Salas che, al contrario di Guzmán, ha deciso di non lasciare mai la sua terra per poter filmare, a partire dagli anni Ottanta, la violenza con la quale i militari hanno represso ogni forma di contestazione, anche la più pacifica.

 

Un lavoro importante, per non permettere che la memoria venga meno. Anche se, come afferma lo stesso Salas, il suo girato mostra solo una minima parte della brutalità avvenuta nel paese latinoamericano negli anni della dittatura.

Per Guzmán – che nei giorni del colpo di stato aveva filmato in prima persona l’attacco alla Moneda e le cui immagini sono state utilizzate anche da Nanni Moretti in Santiago, Italia – le montagne andine rappresentano il cuore del suo progetto, facendosi metafora dell’immutabile, «di ciò che abbiamo lasciato e di ciò che continua a vivere con noi quando pensiamo che sia tutto perduto».

 

Un viaggio nei ricordi che, percorrendo le profonde valli e le vette immacolate, diventa viaggio introspettivo che, dice ancora il regista, «rivela parzialmente i segreti della mia anima cilena».

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La Cordigliera dei Sogni non ha, forse, la forza dirompente dei primi due capitoli della Trilogia, ma rappresenta pur sempre il degno finale di un viaggio condotto attraverso la natura e la Storia di un popolo e di un paese che, ancora oggi, è vittima di un’enorme rimozione della propria memoria. Il film, presentato alla 72ª edizione del Festival di Cannes, sarà visibile nelle sale italiane a partire dal 10 giugno 2021.


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Genere: documentario

Titolo originale: La cordillera de los sueños

Paese/Anno: Cile/Francia, 2019

Regia: Patricio Guzmán

Fotografia: Pablo Salas

Montaggio: Emmanuelle Joly

Produzione: Arte France, Atacama Productions, Market Chile, Sampek Productions

Distribuzione: I Wonder Pictures

Durata: 85'

Data di uscita: 10/06/2021

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