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Le favolose (2022), la recensione del docufilm di Roberta Torre: un racconto trans, tra realtà e finzione

24/04/2023 14:00

Giulia Seccia

Recensione Film, Film Documentario, Film Italia, Roberta Torre,

Le favolose (2022), la recensione del docufilm di Roberta Torre: un racconto trans, tra realtà e finzione

Uno scorcio di tenera sorellanza per parlare di una tematica importante e delicata all’interno della comunità trans.

«Il tempo fa vedere le cose, non le cancella»: Le favolose è un docu-film diretto da Roberta Torre che si divide tra rappresentazione del reale e finzione narrativa, mostrandoci uno scorcio di tenera sorellanza per parlare di una tematica importante e delicata all’interno della comunità trans.

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Un gruppo di amiche – cinque donne transgender che sono ormai figure conosciute all’interno della comunità queer italiana, grazie ad anni di attivismo e lotte sociali – si riunisce a seguito della morte di una di loro.

Nicole (De Leo) - con il pretesto del ritrovamento di una lettera scritta dalla defunta Antonia (Iaia), in cui sono riportati i suoi ultimi desideri - grazie all’aiuto di Porpora (Marcasciano), convoca le amiche Sofia (Mehiel), Veet (Sandeh) e Mizia (Ciulini) nella magnifica villa, ormai disabitata da anni, in cui erano solite trovarsi un un tempo. Qui finirà poi per unirsi a loro, metaforicamente e fisicamente, anche lo spirito di un’altra amica, Massimina (Lizzeri).

Nonostante la polvere che regna sovrana all’interno della villa, luogo sacro e magico che riprende vita grazie alle risate e alle schermaglie delle amiche, questa casa custodisce ancora abiti variopinti e ricordi, alcuni più gioiosi di altri, di un passato condiviso. È un passato su cui le amiche rimaste si riaffacciano insieme, all’inizio con passi titubanti, ma prendendo man mano sempre più confidenza con i loro ricordi e con la macchina da presa: è qui che volgono lo sguardo nel raccontare la loro esperienza personale come parte della costellazione trans.

 

Parlando della prostituzione, mezzo di indipendenza e di umiliazione; del dolore che le ha costrette a diventare adulte quando erano ancora bambine; della relazione difficile con i propri familiari di sangue, con la propria madre in particolare.

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Intervallando momenti in cui viene apertamente dichiarata la presenza dell’occhio curioso, ma rispettoso, della telecamera, a passaggi che sembrano rubati all’intimità della loro amicizia, la macchina da presa si concentra sui particolari dei corpi delle protagoniste. Come le mani, caratterizzate da unghie curate e dipinte di rosso, come a richiamare l’idea di un fil rouge che le unisce l’una all’altra; metafora che culminare nella congiunzione delle loro dita durante la celebrazione finale dedicata allo spirito di Antonia.

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La telecamera indugia sui corpi. Corpi che per essere liberi sono stati obbligati a diventare, ogni giorno, corpi politici e militanti; corpi che nel corso del racconto si spogliano e si rivestono di tessuti e di ricordi, sfavillanti come i loro vestiti di un tempo (primo fra tutti il ben noto vestito verde di Antonia, accompagnato da un boa di piume viola). A queste tinte vivaci si scontrano i toni scuri della camera mortuaria, dove il silenzio viene spezzato da sussurri raccapriccianti mentre il corpo di Antonia giace, all’interno di una bara aperta, in un completo nero troppo largo. Una donna travestita da uomo.

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Le inquadrature costruite con cura entrano in tenera collisione con frasi impacciate ed emozioni autentiche di attrici non professioniste che parlano, senza veli, di se stesse e di quella identità che hanno dovuto conquistare con le unghie e con i denti. 

 

Il film di Roberta Torre vuole puntare i riflettori su una problematica che riguarda l’identità di molte persone transgender nei casi in cui il questa non sia riconosciuta dalle loro famiglie di sangue al momento della morte, imprigionandole dentro lapidi che riportano nomi estranei e abiti non adatti. A essere cancellati sono i loro percorsi di vita, con la conseguenza di provocare “una seconda morte”, la morte della loro memoria. Ma Nicole, Porpora, Sofia, Veet e Mizia non permetteranno che questo accada anche ad Antonia.

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In un racconto a metà tra realtà e finzione, tinto di drammatiche sfumature teatrali e di dolce umorismo in egual misura, si compie così la celebrazione di una vita dopo la sua morte, per tutte quelle persone che continuano a essere uccise due volte.


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Genere: documentario

Regia: Roberta Torre

Paese, anno: Italia/Francia, 2022

Distribuzione: Europictures

Produzione: Stemal Entertainment, Faber Produzioni, Rai Cinema

Durata: 74'

Data di uscita: 5 settembre 2022

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