Uno dei problemi maggiori che attanaglia la produzione cinematografica nostrana è la difficile esportazione dei prodotti che, il più delle volte, rimangono confinati entro limiti nazionali. Proprio su questo tema si è espresso span style="font-weight: bold;"Marco Letta/span, produttore per Medusa, durante la conferenza stampa del film span style="font-style: italic;"Immaturi - Il viaggio/span di span style="font-weight: bold;"Paolo Genovese/span, tenutasi martedì tre gennaio nella cornice del Visconti Palace Hotel, a due passi da Piazza Cavour. br /br /Alla domanda: span style="font-style: italic;"«Perché è così difficile esportare i nostri film?»/span Letta risponde spiegando come più del 70% delle produzioni italiani giochino su situazioni locali e, perciò, non esportabili in paesi dove giochi di parole e richiami social-culturali non verrebbero capiti. Desideroso di difendere la propria posizione e, soprattutto, il film che stava presentando insieme allo stesso span style="font-weight: bold;"Paolo Genovese /spane al cast, Letta ha tenuto a specificare che la situazione italiana non è la peggiore d’Europa: a detta di Medusa solo la Francia riesce a esportare prodotti all’estero in quantità interessante e, per sottolineare la propria tesi, spiega ai giornalisti come Spagna e Francia - dove span style="font-style: italic;"Immaturi /spanè stato (o sarà ) distribuito – siano interessati a fare un remake, con la speranza – per Medusa e Genovese – che il successo del primo episodio apra le porte dell’Europa anche per il secondo, che si prospetta essere l’ultimo della saga degli span style="font-style: italic;"Immaturi/span. br /br /A dirlo è lo stesso regista, che alla domanda precisa risponde dicendo: span style="font-style: italic;"«Non penso proprio che ci sarà un terzo film»/span, per poi aggiungere con un sorriso: span style="font-style: italic;"«È troppo faticoso tentare di tenere a bada tutti questi»/span. Il cast scoppia a ridere, capitanato da span style="font-weight: bold;"Ambra Angiolini /spanche, in un momento di piena armonia con il suo personaggio, ammette di subire il fascino della cleptomania. Ma la vera sfida sembra essere proprio l’idea di questo sequel su cui pochi, forse, avrebbero scommesso. «span style="font-style: italic;"La paura/span», ha spiegato Genovese span style="font-style: italic;"«è sempre quella di deludere il pubblico. Perché in casi come questi non ti viene a vedere per la novità , ma perché gli è piaciuto il primo film»/span. Subito dopo ha aggiunto: span style="font-style: italic;"«Fare sequel è sempre difficile. Ma devo ammettere che la maturità , per sua natura, si prestava ad un secondo episodio»/span. br /br /E, in effetti, il tema del viaggio post-esame di maturità era nell’aria già nel primo film, tanto che non si è sentito il bisogno di forzature artificiose per scrivere una sceneggiatura per un secondo episodio. Un po’ come cantava span style="font-weight: bold;"Antonello Venditti/span, nel singolo span style="font-style: italic;"Giulio Cesare/span: span style="font-style: italic;"«… Brindiamo alla maturità , l’Europa è lontana, partiamo …»/span, l’avventura del diploma sarebbe stata resa monca dall’assenza di quel viaggio che tutti i personaggi di span style="font-style: italic;"Immaturi /spanavevano sognato a diciotto anni. D’altra parte, quale modo migliore di festeggiare il diploma di un viaggio con gli amici di sempre?