A Seoul in poche settimane dieci giovane ragazze sono scomparse senza lasciare traccia: si pensa che dietro le sparizioni vi sia la mano di un serial killer, ma la polizia brancola nel buio. L'ex-poliziotto Kim è alla ricerca della figlia scomparsa da oltre dieci giorni e, con l'aiuto involontario di un vecchio collega, scopre che il potenziale rapitore si aggira nella rete fognaria. Nel frattempo anche la giovane Soo-jung, sorella minore e sordomuta di Yeon-seo, cade nelle grinfie dello psicopatico. Per la maggiore avrà così inizio una lotta contro il tempo nel sottosuolo per cercare di salvare la consanguinea. L'esordio dietro la macchina da presa di Jae-Young Shin, anche autore della sceneggiatura, si inserisce nel florido filone dei thriller coreani, da sempre indirizzati su una sana dose di sanguigna violenza. Per variare ulteriormente le carte in tavola il regista opta per un'ambientazione inusuale, con i cunicoli del sottosuolo che fanno da sfondo alla maggior parte del minutaggio. Un'opzione sicuramente originale che, tramite giochi di luci ed ombre (con vaghi rimandi anche a un certo horror orientale), garantisce un buon livello tensivo in diverse occasioni, con il villain che potrebbe nascondersi dietro ogni angolo. Peccato che la caratterizzazione di questi, inizialmente non priva di approfondimenti sul trauma subito nell'infanzia e scatenante la follia, viri ben presto su un sadismo gratuito. Gli altri personaggi di contorno sono tratteggiati in modo quasi caricaturale e anche la polizia, ben più stupida del previsto, finisce per peggiorare le cose. Ecco così che le figure chiave in questa missione di salvataggio, e nei successivi tentativi di fuga, si rivelano le due sorelle: laddove l'handicap della minore è sfruttato un po' forzatamente a favore (è in grado di carpire le vibrazioni esterne solo grazie al tatto), le due sono trascinate in un tour de force claustrofobico che conduce a una mezzora finale tirata troppo per le lunghe. La resa dei conti pare, infatti, non avere mai fine, arrivando a snaturare la logica degli eventi. Il tombino, disponibile su Netflix, è un discreto titolo di genere che pecca però in eccessi narrativi — non sempre credibili — che penalizzano le ottime scelte registiche e le convincenti performance degli interpreti, vittime di personaggi non sfumati al punto giusto.