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Non c'è più religione

07/12/2016 12:00

Samantha Ruboni

Recensione Film,

Non c'è più religione

Una commedia brillante, una nuova avventura natalizia per il cinema italiano

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In un'isola sperduta del Mediterraneo, come ogni anno, viene realizzato un presepe vivente. Quando è ormai chiaro a tutti che l'interprete di Gesù nella culla, ormai adolescente, non è più adatto, va cercato un altro protagonista. Gli unici bambini dell'isola, però, fanno parte di una piccola comunità araba, di religione musulmana. Il nuovo sindaco in carica (Claudio Bisio) farà di tutto per ottenere il bambino e riuscire nell'impresa dalla rappresentazione della Sacra Famiglia.


Dopo le fortunate commedie Benvenuti al sud e Benvenuti al Nord, Luca Miniero torna nelle sale con un film originale che cerca di parlare con allegria e leggerezza di una tematica molto sentita: la differenza religiosa e culturale. L'isoletta su cui si svolge la commedia è una sorta di microcosmo, che ricrea l'Italia: da una parte è abitata da italiani e dall'altra, difficile da raggiungere, dagli arabi; nella parte italiana i bambini scarseggiano, mentre nel quartiere arabo i piccoli sono molti. La problematica della natalità, nella piccola isola, diventa palese nel momento di realizzare il tradizionale presepe vivente. Quando l'unico bambino che si poteva prestare alla rappresentazione non entra più nella culla spetta al sindaco interpretato da Bisio trovare una soluzione insieme a Bilal (Alessandro Gassman), a capo della comunità islamica.


Non c'è più religione è una commedia brillante, una nuova avventura natalizia per il cinema italiano. Gli abitanti dell'isola, che vagano vestiti da presepe in una cornice surreale, generano immagini grottesche - quasi felliniane - che avvicinano l'opera di Miniero a quella che è la tradizione cinematografica italiana. Il soggetto è ben pensato, finalmente qualcosa di nuovo in un clima festaiolo costellato da cinepanettoni. Non c'è più religione fa sorridere ma anche riflettere sul mondo che ci circonda. E il trio Gassman-Bisio-Finocchiaro completa egregiamente questo strano, coloratissimo presepe multiculturale.


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