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La valigia sul letto

15/03/2010 12:00

Marco Etnasi

Recensione Film,

La valigia sul letto

Salve, il solito grazie...

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Salve, il solito grazie. Ora voi vi aspetterete sicuramente una battuta a conclusione della classica barzelletta o magari starete pensando di essere nel vostro bar fidato dove “il solito” corrisponde al cappuccino giornaliero: e invece no, perché siete in una delle tante sale cinematografiche italiane e state semplicemente acquistando un biglietto per la “solita” commedia italiana condita di comici caratteristi e show girl televisive straniere in provvisoria ascesa. Questo, in sintesi estrema, è il nuovo lavoro di Eduardo Tartaglia dopo Ci sta un francese, un inglese e un Napoletano.


Achille (interpretato dallo stesso regista) è rimasto senza lavoro dopo essere stato licenziato dall’anagrafe per via del suo vizietto di creare, dietro compenso, certificati falsi. Intanto, visto che le disgrazie non vengono mai da sole, lui e sua moglie Brigida (Veronica Mazza) vengono sfrattati dal loro appartamento. Achille riesce a trovare un nuovo impiego come guardiano notturno della galleria per la nuova linea della metropolitana e Brigida consegna la carne, vestita da polpetta, per una macelleria. Uno dei clienti abituali da cui si reca la donna è Antimo Lo Ciummo, spietato criminale e latitante da 25 anni. In questo contesto si inserisce l’ispettore (Maurizio Casagrande) con i suoi appostamenti per scoprire l’abitazione di Lo Ciummo, ma proprio quando sta per prenderlo, Ippolita (Alena Seredova), serial killer internazionale, manda tutto all’aria. L’ispettore, in modo del tutto casuale, scopre che Achille è il cugino, niente di meno, del ricercatissimo criminale Lo Ciummo e come parente di un pentito gli spetta il Programma di Protezione Testimoni.


Già da una trama, limitatamente originale, si può comunque intuire il tentativo di Tartaglia di rifarsi alle inarrivabili pièces di Eduardo De Filippo, con ritmi piuttosto cadenzati e la presenza di più di tre o quattro persone in scena solamente nei momenti di rivelazione di particolari intrecci narrativi. Il problema più grande delle commedie caratteriste al giorno d’oggi è senz’altro la contaminazione televisiva, che niente aggiunge alla “commedia all’italiana” se non la mortificazione dei contenuti, e su cui, anche Tartaglia, si infrange. Anche l’aspetto tecnico vive gli stessi problemi di quello artistico e narrativo, essendo essenzialmente un concentrato di espedienti (usati, per esempio, nelle fiction tv) per richiamare il maggior numero di gente possibile al cinema (prima fra tutti la canzone strappalacrime di Gigi D’Alessio come colonna sonora del film). Un film che a parte un sufficiente ritmo comico non lascia alcuno spunto emotivo, pur sfiorando un tema delicato come la pressante presenza della camorra in Campania; tant’è che il momento, forse, più interessante del film è l’omaggio all’intramontabile Antonio De Curtis ed alla sua eterna ’A livella.


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