Hou Hsiao-Hsien è senza ombra di dubbio uno dei più grandi maestri del cinema contemporaneo, autore di perle come Città dolente e Millennium Mambo. Il regista taiwanese, da sempre debitore dello stile di Ozu, esordisce nel wuxiapian con The Assassin, presentato con grande successo di critica (era tra i titoli più papabili per la Palma d'Oro) all'ultimo Festival di Cannes e riproposto al 33esimo Torino Film Festival. Dopo otto anni di assenza dalla macchina da presa, un ritorno con un'opera atipica all'interno dell'intero genere; solcata dalla sofferta e magnetica bellezza di Shu Qi, diva nazionale (e non solo) già musa del cineasta in molte delle sue precedenti produzioni. Nella Cina del nono secolo, Nie Yinniang è un'infallibile spadaccina appartenente all'Ordine degli Assassini, una società segreta che prende di mira i governanti e i funzionari corrotti. Tornata dopo tredici anni nel luogo natio, la ragazza si vede affidare l'incarico di uccidere Tian Ji'an, governatore di Weibo nonché suo cugino e promesso sposo di gioventù. Il cuore però ferma la spada di Tian Ji'an e la porta a disobbedire alla sua missione, facendole riconsiderare i suoi affetti e il suo futuro. Al cuor non si comanda in questo wuxia del tutto scollegato dai topoi commerciali del filone e incanalato su binari introspettivi e drammatici, capaci di plasmare una narrazione dilatata con tocchi di ispirata poesia. The Assassin è un film che si prende i suoi tempi, li esaspera sino a cogliere il senso più profondo da ogni immagine che si trasforma in una sorta di dipinto emozionale intriso di tristezza e malinconia. Con un'eleganza magistrale nello sfruttamento di ambientazioni e costumi, Hou Hsiao-Hsien realizza un'opera visivamente intensa, tra colori sgargianti e inquadrature suggestive, dando modo alla storia di crescere strada facendo senza assilli di sorta e trovando nelle rare sequenze action oriented un calibrato uso delle sinuose coreografie marziali. Un prologo in bianco e nero e il sempre più rivalutato formato 1:85 caratterizzano la visione, in costante equilibrio tra diatribe politiche e sentimentali, con una certosina cura per le numerose figure secondarie che popolano il racconto, dominato dalla lancinante e maliarda bellezza dell'assassina di Shu Qi, personaggio indimenticabile che rimane appresso anche dopo i titoli di coda.