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Albert e il diamante magico

04/06/2015 11:00

Costanza Gaia

Recensione Film,

Albert e il diamante magico

Nella cittadina immaginaria di Kalleby nasce il piccolo Albert...

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Nella cittadina immaginaria di Kalleby nasce il piccolo Albert. La notizia è ordinaria per tutti, ma straordinaria per gli entusiasti genitori che festeggiano ogni gesto del bimbo come un trionfo e che scambiano atteggiamenti di normale esuberanza infantile per una scintilla di genialità. Albert cresce come un Giamburrasca moderno sregolato e sfacciato, temuto per le proprie burle e per i continui danni provocati in giro per il paese. Ma se Giannino Stoppani era ostacolato e represso da una famiglia troppo severa e insensibile ai bisogni dell'infanzia, questa coppia di genitori è invece sbilanciata nel senso opposto. In compagnia dell'inseparabile amico fraterno Egon, il ragazzo decide di lasciare la propria casa per realizzare il suo più grande sogno: diventare un capitano di mongolfiera.


Pirati, diamanti, giostre, mongolfiere: gli ingredienti di Albert e il diamante magico sembrano tra i più appetitosi. Peccato che la pietanza sfornata direttamente dalla Danimarca risulti alquanto deludente. L'inizio della storia coincide con un viaggio: un incipit molto classico che naufraga in una serie di eventi sconnessi e incoerenti, di intermezzi così lunghi da fare dimenticare il vero motivo che ha spinto il giovanissimo protagonista a mettersi in moto. Più i granelli scorrono nella classidra, più i ragazzi si addentrano in foreste, risalgono fiumi, percorrono sentieri sterrati e più il film si fa indifendibile. I protagonisti - ora ingenui, ora capaci di lucidi ragionamenti - proprio non riescono a risollevare una sorte ormai caduta in disgrazia, nonostante i palloncini della fiera che si librano in cielo, che tanto ricordano Up. Neppure la promessa di una colorata mongolfiera mette in moto la fantasia o il desiderio di continuare a giocare con Albert o di seguirlo in un viaggio in una Danimarca anonima e appiattita su paesaggi che potrebbe appartenere a qualsiasi immaginario. Spesso, almeno gli antagonisti dei film di animazione regalano scene esilaranti e battute indimenticabili, magari giocando sul contrasto tra un ruolo malvagio e movenze goffe (basti pensare a Pena e Panico di Hercules, Kronk de Le follie dell'imperatore) ma questi bucanieri sono solo poco svegli.


Si potrebbe eccepire che non ha senso sindacare su un lungometraggio del genere: è stato fatto per bambini molto piccoli, affinché ridano e vadano al cinema per divertirsi. Forse è così, ma se vogliamo riprendere la prima analogia, Albert e il diamante magico è molto simile a un piatto banale, ma gustoso per un palato infantile. Vero è che se certe pietanze diventassero quotidiane, sarebbero dannose per la salute. Ebbene questo film di animazione forse non alzerà il colestorolo, ma di certo condizionerà in senso estetico dei piccoli spettatori. Va bene intrattenersi al cinema con pellicole così esili, ma con moderazione.


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