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Esterno Sera

11/06/2013 11:00

Gabriele di Grazia

Recensione Film,

Esterno Sera

Vincitore per la migliore sceneggiatura al Premio Franco Solinas, Esterno Sera è il primo lungometraggio della regista e sceneggiatrice Barbara Rossi Prudente,

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Vincitore per la migliore sceneggiatura al Premio Franco Solinas, Esterno Sera è il primo lungometraggio della regista e sceneggiatrice Barbara Rossi Prudente, già autrice di diversi cortometraggi indipendenti e documentari, come L’acca non c’è più, del 1996, e La carne fresca, del 2000. Il cast vede la presenza dei giovani attori teatrali Valentina Vacca ed Emilio Vacca, di Salvatore Cantalupo ed Alessandra Borgia, e la breve partecipazione di Ricky Tognazzi.


Alba (Valentina Vacca) è una ragazza tormentata e sfuggente che vive con la sua famiglia in una casa popolare del Casertano. L’esistenza ai limiti della giovane, persa in un vortice di alcol e violenza, viene scossa dall’arrivo del cugino Fabrizio (Emilio Vacca) di Milano che improvvisamente, dopo dieci anni, prende un treno notturno, diretto verso il caldo afoso del sud, per rivederla. Dietro questo incontro, in realtà non casuale, si celano parole non dette, qualcosa che Fabrizio conosce e vorrebbe rivelare. Ma l’affetto rinato tra i due giovani fa saltare tutti i piani, e si trasforma in un amore delicato e al tempo stesso pericoloso, destinato a cambiare per sempre le loro esistenze.


Pellicola conturbante, dalle forti tinte dark, Esterno Sera evita accuratamente ogni facile stereotipo, raccontando il Sud contemporaneo attraverso l’universo emotivo della sua protagonista, Alba, un personaggio shakespeariano scolpito nella tragedia, che rifugge la luce in attesa di una qualche forma di amore che salvi la sua anima apparentemente perduta. Ispirandosi allo stile di Garrone, la regista ci regala un affresco livido e senza speranza dei giovani d’oggi, persi dietro a sogni difficili da realizzare e sempre in bilico tra una rinascita - impossibile - ed una caduta che li potrebbe annientare per sempre. L’impotenza della famiglia contemporanea è racchiusa tutta nell’ottima interpretazione di Salvatore Cantalupo che qui veste i panni del padre Umberto, un essere volubile in balia degli eventi, che non è riuscito a dare ad Alba l’affetto di cui avrebbe avuto bisogno. Egli è uno dei responsabili dell’irrequietezza della ragazza, della sua frustrazione senza fine. È proprio la famiglia il fulcro attorno a cui ruota tutto il racconto di Barbara Rossi Prudente, un gruppo di persone legate da un vincolo inscindibile che, soffocato dalle mura domestiche, luogo di assordante solitudine, è continuamente sul punto di disgregarsi. Gli occhi della regista sono sempre curiosi, scendono freneticamente sin nei più reconditi abissi dell’animo umano senza promettere un ritorno. Attori presi dalla strada ed interpreti professionisti si fondono in un coraggioso disegno registico che, senza compromessi, affronta tematiche indigeste, affondandando le radici nella tragedia classica. Seppur da metà film la storia scivoli lentamente nella prevedibilità, il coup de theatre finale non può non lasciare, nello spettatore, un vago senso di inquietudine che difficilmente lo abbandonerà.


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