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Non avere paura del buio

22/01/2012 12:00

Angelica Tosoni

Recensione Film,

Non avere paura del buio

Non avere paura del buio, di Troy Nixey e prodotto da Guillermo Del Toro, è una promessa non mantenuta...

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Non avere paura del buio, di Troy Nixey e prodotto da Guillermo Del Toro, è una promessa non mantenuta. Remake dell'omonimo horror televisivo del 1973 di John Newland, il film avrebbe potuto suscitare qualche interesse se avesse avuto una maggiore coerenza. La sequenza iniziale d’atmosfera gotica si alimenta di stilemi che lasciano presagire un melange riuscito di fantasy, horror e thriller. Un presentimento che non trova purtroppo conferma.


Quando la piccola Sally Hurst (Bailee Madison) raggiunge il padre (Guy Pearce) e la sua nuova compagna Kim (Katie Holmes) nel Rhode Island, si sente subito un'estranea: la casa vittoriana che i due stanno ristrutturando le appare fredda, inquietante. Non nutrendo un forte interesse nei riguardi della coppia, la piccola investe il suo tempo esplorando in solitudine la proprietà, in barba agli avvertimenti del guardiano, il signor Harris (Jack Thompson). Da quel momento in poi la sua avventura prenderà forma, e scoprirà quanto uno scantinato buio e umido possa nascondere segreti spaventosi e verità ancora più sinistre.


I titoli di testa, sostenuti da una grafica simbolica efficace ed affascinante, introducono lo spettatore in una pellicola che fin da subito evidenzia uno scollamento tra soluzioni narrative ed elementi visivi. Il punto di maggiore debolezza, infatti, risiede sia nell’intreccio che nella psicologia appena abbozzata dei personaggi, lasciati in balia di un racconto debole. Il rimaneggiamento stantio degli stereotipi horror che sfilano senza originalità dà origine ad una pellicola che pare un compitino da sufficienza; qualche movimento di macchina pregevole, qualche dettaglio interessante, qualche componente attraente di scenografia e niente di più. Sembra che nessuno sia realmente coinvolto in Non avere paura del buio: non ci credono gli attori Katie Holmes e Guy Pearce che spiccano per l’interpretazione anonima e poco convincente; non ci credono gli sceneggiatori che mettono in campo una serie di elementi, ma poi non ne curano lo sviluppo; infine non ci crede il regista, che esegue e non emoziona. L’unica che pare avere fiducia nel progetto è la piccola Bailee Madison, che nelle vesti di Sally, assume un’indole tormentata e reattiva che tutto sommato un po’ di interesse lo suscita. Se nei primi istanti la platea ha la possibilità di partecipare alla tensione dell’ignoto, man mano che il racconto procede e lo scontato prende il sopravvento, gli spettatori si adagiano in una “ordinarietà” non tanto di racconto, quanto di ritmo che poco ha a che fare con l’horror autentico. Sembra che il film non abbia né il vigore dell’esagerazione, né la forza del mistero della quotidianità. Dal momento in cui vengono visivamente definiti i mostriciattoli che pullulano nella vecchia casa ristrutturata in cui Kim, Sally e Alex vivono, Non avere paura del buio è un vuoto a perdere. Il finale poi è del tutto ovvio, non solo per l’azione narrativa, ma ancora una volta per il recupero stereotipato delle tipizzazioni horror. Le voci sussurranti a cui si aggiunge quella dell’ultima vittima sono una scorciatoia davvero troppo facile.


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