Mary (Elle Fanning) è una bambina dall’immaginazione vivida e una forte passione per i giocattoli. Suo fratello Max (Aaron Michael Drozin), invece, ha la capacità di rompere qualsiasi ninnolo nel giro di pochi minuti, con una certa dose di divertimento. La sera della Vigilia, mentre i genitori dei bambini sono ad una festa con Sigmund Freud, lo zio Albert (Nathan Lane) porta ai suoi nipotini una splendida casa delle bambole e uno schiaccianoci di legno, che ha chiamato NC e che conquista subito la fantasia di Mary. Durante la notte, la bambina viene svegliata e scopre che lo schiaccianoci è vivo; si tratta del Principe (Charlie Rowe) che la cattiva Regina Topo (Frances de la Tour) ha trasformato in schiaccianoci per permettere al Re Topo (John Turturro) di salire al potere. Grazie all’aiuto di amici fidati – lo scimpanzé Gielgud (Daniel Peacock), Tinker (Hugh Sachs) e Sticks (Africa Nile) – Mary affiancherà NC nella lotta contro i topi, per riportare il Sole sulla città annerita dai fumi della fabbrica in cui Re Topo fa bruciare tutti i giocattoli. Nel 1816 lo scrittore E. T. A. Hoffmann dava alle stampe la delicata storia di una bambina piena di immaginazione e di un principe schiaccianoci. Nel 1891 il coreografo russo Marius Petipa commissionò ad Alexandre Dumas, autore del capolavoro Il conte di Montecristo, un adattamento che è stato riversato in musica dal celeberrimo balletto di Petr Tchaikovskij. Entrando di prepotenza nell’immaginario collettivo, la favola de Lo Schiaccianoci ha rappresentato una sfida che in pochi hanno deciso di cogliere. Dopo quarant’anni di progetti e studi, Andrei Konchalovsky (Zio Vanja, Tango & Cash, Duet for one) raccoglie l’eredità e porta sul grande schermo la storia di Mary e NC. Paul Lowin, produttore della pellicola, ha asserito che Lo Schiaccianoci 3D «non assomiglia a niente che sia stato prodotto finora». In realtà la pellicola di Konchalovsky somiglia a molte cose che lo spettatore ha già visto. Partendo dalla dialettica Schiaccianoci/Principe che ricorda il dilemma che accompagna tutto il percorso burattino/bambino del Pinocchio. Naturalmente, essendo stato assoggettato a un incantesimo, NC ha il dovere di tornare ad essere un principe in carne ed ossa, proprio come si riscontra nell’opera originale. Tuttavia, le scelte registiche fatte per trattare questo tema sono cliché già sfruttati nella grande fabbrica del cinema, come ad esempio il dettaglio della mano di legno che lentamente diventa umana. Lo stesso salvataggio di Mary nei confronti di un NC sopraffatto dalla magia che lo incatena è una copia dello splendido finale del disneyano La Bella e la Bestia. Alcune battute tra Mary e la fata della neve (Yulia Visotskaya) fanno il verso alla prima conversazione tra Wendy e Peter Pan, così come la nube che sovrasta la città di NC e che tiene i topi al riparo dal Sole ricorda il Nulla contro cui Atreiu combatte nel classico La storia infinita. Anche nelle scene più “adulte” è facile trovare parallelismi con altri prodotti filmici. Nella scena in cui NC viene rapito dal Re Topo e portato in un buio camino è facile rivedere la scena cult del tombino nel film-tv IT. Ma a fare de Lo Schiaccianoci 3D un film mediocre è soprattutto la mancata accuratezza nel descrivere i personaggi protagonisti della favola che rende la narrazione superficiale e discontinua. Si passa da uno scenario all’altro senza continuità logica, cercando di focalizzare l’attenzione dello spettatore medio sulle creature in CGI. Alcuni degli effetti visivi sono affascinanti, ma non basta una bella tappezzeria per rendere confortevole una casa. Stesso discorso si può fare per le splendide scenografie curate da Kevin Phipps, che risultano essere solo meravigliose decorazioni atte a celare i deficit di una storia che non decolla mai. Va detto che alcuni aspetti negativi della ricezione sono da ricercarsi nel doppiaggio italiano. Zio Albert (che è un misto tra Albert Einstein e lo zio Albert dello stesso Nathan Lane in Piume di Struzzo) parla con un fastidiosissimo accento simil-austriaco. Persino le canzoni - prodotte da un maestro come Sir Tim Rice – perdono credibilità e bellezza, se canticchiate con un accento palesemente fasullo. Non deludono, invece, le interpretazioni dei personaggi. Elle Fanning dimostra di essere un talento in continua crescita, regalando una bambina candida ma risoluta, con nozioni filo-femministe che declama come fossero filastrocche. Frances De La Tour, che i più conoscono come Madame Maxime di Harry Potter, nella doppia parte di Frau Eva e della Regina Topo regala i momenti più divertenti della pellicola, così come John Turturro. Il suo Re Topo, un po’ Andy Warhol e un po’ Billy Idol è un vero spasso per gli spettatori adulti, per il resto esclusi da un film che mira ad un pubblico decisamente più giovane. Nathan Lane, dal canto suo, interpreta un meta personaggio, diviso tra il mondo di Mary e quello di NC, che trova il tempo anche di rivolgersi allo spettatore, in una specie di coro da tragedia, simile a quello di Dick Van Dyke che apriva Mary Poppins.