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Killers of the Flower Moon è una (nuova) dichiarazione cinematografica dal Maestro Martin Scorsese

19/10/2023 11:47

Marco Filipazzi

Editoriale, Approfondimento Film, Film Drammatico, Martin Scorsese, Leonardo DiCaprio, Film USA, Film Storico, Robert De Niro, Lily Gladstone,

Killers of the Flower Moon è una (nuova) dichiarazione cinematografica dal Maestro Martin Scorsese

Killers of the Flower Moon non è un semplice film, ma a un vero e proprio evento cinematografico.

Killers of the Flower Moon non è un semplice film, ma a un vero e proprio evento cinematografico: succede sempre, quando il Maestro Martin Scorsese si mette alla macchina da presa.

Martin Scorsese è un nome che non ha bisogno di presentazioni. Come del resto Robert De Niro, qui alla sua decima collaborazione con il regista italo americano. È vero che De Niro negli ultimi 20 anni si è impantanato in una serie di progetti non proprio all’altezza né del suo nome, né della sua carriera… ma ciò non toglie che sia lo stesso attore che ha interpretato Il Padrino – Parte II, Taxi Driver, Heat – La sfida, Il cacciatore. Insomma, non proprio film che sono passati inosservati. 

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Quello di Leonardo DiCaprio è un altro nome che non necessita introduzioni: nuovo attore-feticcio di Scorsese, dall’inizio del nuovo millennio, qui alla sua sesta collaborazione con il Maestro. 

 

Basterebbero questi tre nomi sulla stessa locandina per capire subito che con Killers of the Flower Moon non ci troviamo d’innanzi solo a un semplice film, ma a un vero e proprio evento cinematografico. Un evento in cui sono le star hollywoodiane ad avere un peso, non il logo della casa di produzione, il nome dell’universo cinematografico o del personaggio protagonista. Ma andiamo per ordine.

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Di che cosa parla Killers of the Flower Moon

Killers of the Flower Moon ci racconta una storia vera, perlopiù sconosciuta, che ha avuto luogo negli Stati Uniti di un secolo fa. Tutto inizia con il ritrovamento di un vasto giacimento petrolifero nel mezzo della riserva indiana degli Osage, che di fatto rende questo popolo sproporzionatamente ricco. Gli abitanti possono quindi permettersi di tutto: automobili, case, fattorie, persino servitori bianchi. Il che - ovviamente - non piace ai bianchi, al punto che una serie di strani omicidi iniziano a pervadere la comunità senza che nessuna autorità intervenga seriamente nonostante gli appelli. 

 

Il personaggio interpretato da DiCaprio arriva in queste terre, dove vive lo zio (De Niro), un allevatore di bestiame che conosce ed è amico del popolo degli Osage. Questo fa capire al nipote che dovrà lavorare non solo per lui, ma anche per gli indiani. Anche se il suo vero scopo si svelerà nel giro di breve.

Scorsese e l'importanza del cinema visto in sala

L'arrivo in sala di Killers of the Flower Moon porta con sé una serie di riflessioni che vanno al di là della qualità intrinseca della pellicola (qualità che, sembra persino scontato dirlo, è altissima). Innanzitutto la questione, già sollevata qualche mese fa da Nolan con il suo Oppenheimer, di quanto sia importante godere di un film del genere sul grande schermo, nel buio di una sala cinematografica, anziché nel salotto di casa. 

«Killers of the Flower Moon è un film che dovrebbe essere visto sul grande schermo», ha dichiarato lo stesso Scorsese. «Stiamo cercando di fare un blockbuster? No, stiamo facendo un film, che dovrebbe essere visto sul grande schermo. È un discorso che non vale per tutti i film che ho realizzato. A volte, la forza del film risiede anche nella capacità di presentarsi bene su uno schermo più piccolo, è una questione interessante. Killers potrebbe essere visto su uno schermo più piccolo, ma per immergersi veramente in questa storia dovresti prenderti il tempo necessario».

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E “immergersi” è proprio la parola chiave. Killers of the Flower Moon ha la durata fiume di tre ore e mezza, una lunghezza che a molti farà storcere il naso, ma che si rivela necessaria per avvolge lo spettatore e portarlo alla deriva nella sua storia. 

 

Va anche tenuto a mente che per Scorsese non è una novità sfornare film così lunghi. Il regista infatti ama raccontarci epopee che si snodano attraverso interi decenni, come già aveva fatto con Casinò, Gangs of New York o The Irishman

 

In questo caso è uno spaccato dell’America di inizio ‘900, una dimensione che apparentemente potrebbe assomigliare a un western tardivo, ma che in realtà a livello narrativo strizza l’occhio ai gangster movie tanto amati dal regista. 

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Scorsese oggi, Scorsese ieri

La parabola di Killers of the Flower Moon è per certi versi simile a quella di Quei bravi ragazzi o The Departed: De Niro interpreta il vecchio capofamiglia malavitoso,  DiCaprio lo scagnozzo alle prime armi che si trova sempre più invischiato in questo mondo. Ma il suo Ernest Burkhart non ha la scaltrezza di Ray Liotta: è un personaggio sempliciotto, a tratti nemmeno sveglio, che spesso agisce senza pensare alle conseguenze. Finché non si troverà schiacciato dal peso delle sue stesse azioni. 

 

Un’altra grossa differenzia rispetto agli altri film del passato è il tono disilluso con cui Scorsese ci narra la vicenda, ma soprattutto l’incidenza di ogni morte che ci viene mostrata. 

 

Qui le vittime hanno un peso, non servono solo a mandare avanti la trama senza lasciare strascichi. Il lutto sfocia spesso in tragedia e ogni omicidio diventa un tassello granitico che pesa tanto sui personaggi, quanto sullo spettatore, mentre assistiamo a un massacro sistematico e impunito tenendo a mente che si tratta di una storia vera. 

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Killers of the Flower Moon è cinema, un cinema che sta lentamente scomparendo. Immersivo, corposo e a tratti indigesto per la spietatezza con cui ci mette faccia a faccia con la nostra vera natura. Un cinema che solo un maestro come Scorsese ci può raccontare.

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