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Lo Sciame (2020), la recensione: insetti assetati di sangue nell'horror sociale di Just Philippot

28/08/2021 16:00

Emanuela Di Matteo

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Lo Sciame (2020), la recensione: insetti assetati di sangue nell'horror sociale di Just Philippot

Lo Sciame è un horror a sfondo sociale, con un sottotesto politico che sfortunatamente non è reso in modo abbastanza evidente.

Presentato a Cannes 2020 e al Festival di Sitges (il maggior festival cinematografico internazionale dedicato al cinema fantastico) dove ha vinto il Premio speciale della giuria e quello per la Migliore Attrice, Lo Sciame, primo lungometraggio del regista Just Philippot non è mai stato distribuito al cinema, perché Netflix ne ha acquisito i diritti di distribuzione in esclusiva.

Quindi la storia di Virginie, interpretata alla perfezione da Suliane Brahim, non vedrà mai la sala cinematografica. Peccato, perchè alcune scene, come l'enorme sciame nero di locuste assetate di sangue che si staglia e muove rapido nel cielo, per poi precipitarsi contro l'inerme Virginie, avrebbe meritato l'atmosfera e lo spazio del grande schermo.

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Virginie è unamadre vedova che cresce e deve sostentare da sola due figli, un bambino e un'adolescente, lottando contro le avversità economiche e imprevisti di ogni genere.

La donna infatti alleva cavallette commestibili per farne farina proteica. Quello che potrebbe rivelarsi il business del futuro, in piena ideologia ecologica, a causa dell'impatto ambientale gli allevamenti bovini dovranno essere ridotti, se si vuole salvare il pianeta, è in realtà un lavoro duro che stenta a decollare e che non le permette di soddisfare le richieste dei figli né di portare a tavola qualcosa di diverso da un piatto di pasta.

Virginie non può permettersi proprio nulla, neppure l'amore del suo generoso e premuroso vicino di casa, a sua volta viticoltore, perchè deve pensare solo a sopravvivere e ad andare avanti giorno per giorno. Tutto questo fino a che non scoprirà i particolari gusti alimentari delle sue cavallette.

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Gli insetti, ma più in generale gli animali inusuali, specie quelli miti, sono stati oggetto di film horror bizzarri, come Black Sheep, le pecore assassine di Jonathan King. Ma qui non c'è nessun intento grottesco o parodistico, anzi, manca perfino quello orrorifico, almeno fine a sé stesso.

 

Quel che il regista vuole raccontare è la storia di una donna che lotta per sopravvivere con la sola forza delle sue mani e del suo indomabile orgoglio, tratto caratteriale che anche la figlia ha ereditato. Purtroppo il mondo che attornia Virginie, a parte il suo amico, si profila cinico e ostile; a nessuno importa che un vino sia stato coltivato e prodotto da una brava persona con metodi naturali né che le cavallette dell'allevamento di Virginie siano state nutrite, letteralmente, col suo sangue.

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La dura vita di un artigiano o un piccolo allevatore autonomo, non inserito in un contesto industriale, di grande produzione o privilegiato, diventa una metafora di puro orrore. Un terrore che non proviene dalla mostruosità delle creature anormali che brulicano nelle tende, ma quello che deriva dal sentirsi stritolati da ingranaggi burocratici o regole economiche sfavorevoli alle piccole imprese, che non permettono neppure a una famigliola di vivere decorosamente col frutto onesto del proprio lavoro.

 

L'orrore che incontra Virginie non è quello degli abnormi insetti ma il fatto che sarà costretta ad offrire in sacrificio sè stessa, anima e corpo, in più di un'occasione, per salvarsi.

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Lo Sciame è un horror a sfondo sociale, con un sottotesto politico che sfortunatamente non è reso in modo abbastanza evidente.

 

In Essi Vivono di Carpenter gli alieni con volto da teschio erano la metafora del dictat "obbedisci, compra e spendi"; ne l'Invasione degli ultracorpi di Siegel il pericolo veniva da chi ci vuole tutti omologati, identici e senza differenze; e, ancora più calzantemente, in Parasite di Bong Joon-ho, allagamenti, omicidi e insetti erano solo la manifestazione di un'ingiustizia sociale portata agli estremi.

 

In Lo Sciame di Philippot le cavallette sono il frutto mostruoso di una società mostruosa. Un'opera prima che, se non è un capolavoro, rimane un promettente e coraggioso inizio.


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Genere: drammatico, horror

Paese, anno: Francia, 2020

Regia: Just Philippot

Sceneggiatura: Jérôme Genevray, Franck Victor

Interpreti: Suliane Brahim, Sofian Khammes, Marie Narbonne, Raphael Romand, Victor Bonnel 

Musiche: 

Vincent Cahay

Montaggio: Pierre Deschamps

Fotografia: Romain Carcanade

Produzione: Capricci Films, The Jokers Films, Arte France Cinéma, Auvergne Rhône-Alpes Cinéma, Centre national du cinéma et de l'image animée, Région Nouvelle-Aquitaine, Département du Lot-et-Garonne 

Distribuzione: Netflix

Durata: 101'

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