Capita di rado di imbattersi in un film potente e meraviglioso come Acasă, My home, esordio sorprendente del rumeno Radu Ciorniciuc: quasi quattro anni vissuti dal regista a fianco di una famiglia gitana, in totale isolamento all'interno del parco di Văcărești, a nord di Bucarest.
Ma “a fianco” non è in realtà termine sufficiente a restituire il livello di assorbimento, nel contesto familiare, che Ciorniciuc è riuscito a raggiungere; cosa che gli ha consentito, da una parte di guadagnarsi la fiducia incondizionata da ciascuno degli Enache, dall'altra di scomparire totalmente: tanto che le riprese, così ravvicinate e sempre dentro la scena, fanno pensare a quelle di un documentario naturalista.
Gică è il capofamiglia che ha deciso di fuggire dalla “malvagità degli uomini” e fare nascere e crescere una dozzina di figli (compresi i nipoti) lontano dalla città. In una sorta di mondo ancestrale, dove sembra che tutti vivano in un vero e proprio stato di natura, i ragazzi passano le giornate in mezzo agli animali che vivono con loro nel parco.
Di cosa sia il mondo al di là del fiume, non ne hanno idea. Quando però viene approvato un piano di riqualificazione dell'area, Gică e sua moglie dovranno fronteggiare le pretese avanzate da quella civiltà alla quale, diversi anni prima, avevano voltato le spalle.
Tra assistenti sociali, impiegati comunali e massime autorità (compare anche il Principe Carlo), l'uomo combatterà proprio come un animale selvaggio, fino a soccombere: «Sono il loro padre, posso ucciderli se voglio». Arrivati a Bucarest, gli Enache si scontreranno con leggi e burocrazia, provando a inserirsi nel tessuto sociale. Ma il rispetto delle regole, soprattutto per i ragazzi cresciuti senza averne, è difficile da comprendere e accettare: «Questa città è come una prigione: dovremmo mangiare cemento?»
Opera simbolicamente divisa in due parti, nella prima delle quali la regia “non c'è”: a dettare il ritmo e a decidere le sorti della famiglia, sembra infatti provvedere la natura stessa, con l'immanenza delle sue leggi. Ma l'autore è capace di restare nascosto anche nella seconda parte, dove la presenza dell'uomo si vede e si sente.
Esempio emblematico è la scena dei due ragazzi fermati dalla polizia con violenza, perchè hanno pescato dove era vietato: le riprese sono fatte con un cellulare, ed è probabile che sia stato uno dei ragazzi a filmarle.
Girato in modo magistrale, lirico e concreto, spietato ed umanissimo: Radu Ciorniciuc firma un film documentario molto vicino al capolavoro. Del capolavoro ha le proporzioni del racconto e soprattutto la distanza che riesce a mantenere: a dispetto della vicinanza, in tutti i sensi, con il materiale trattato.
Perchè Acasă non è un semplice lavoro di denuncia e non vuole dare delle risposte. Ma costringe lo spettatore, che ha assistito incantato alla prima parte, a prendere nella seconda delle posizioni su ingombranti questioni etiche. E a chiedersi che ne sarà di ogni membro della famiglia: un film destinato a restare dentro come pochi.
Genere: drammatico
Titolo originale: Acasă
Paese, Anno: Romania/Germania/Finlandia, 2020
Regia: Radu Ciorniciuc
Sceneggiatura: Radu Ciorniciuc, Lina Vdovîi
Fotografia: Mircea Topoleanu, Radu Ciorniciuc
Montaggio: Andrei Gorgan
Produzione: Manifest Film, Kino Company, Corso Film, HBO Europe, HBO Romania, Yle to 1 Finland
Distribuzione: Autlook Filmsales
Durata: 86'