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L'orchestra stonata (2024), la recensione del film francese di Emanuel Courcol

27/01/2025 16:23

Vera Stufano

Recensione Film, Film Commedia, Film Drammatico, Film Francia, Emmanuel Courcol,

L'orchestra stonata (2024), la recensione del film francese di Emanuel Courcol

Le fasi della vita di una donna che viene chiamata Parthenope, come la mitica sirena che diede il nome alla sua città natale, Napoli.

Thibaut (Benjamin Lavernhe), un affermato direttore d'orchestra, scopre di avere una grave forma di leucemia. L'unico modo per salvarsi è il trapianto di midollo osseo di un familiare, ma c’è un problema: Thibaut è stato adottato e le sue reali origini gli erano state nascoste fino a quel momento. 

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Un donatore perfettamente compatibile sembra essere suo fratello biologico, che non ha mai conosciuto. 

Di che cosa parla L'orchestra stonata: il viaggio di Thibaut

Thibaut parte per andare a cercarlo e alla fine riesce a trovarlo. Si tratta di Jimmy (Pierre Lottin), un modesto operaio adetto alla mensa, che vive in una piccola cittadina, Walincourt, nella regione del Lille. Suona il trombone nell’orchestra dei minatori. 

Inizialmente Jimmy è restio a donare il suo midollo ad un perfetto estraneo, ma poi lo fa, salvando Thibaut. Quest’ultimo comincia ad interessarsi della vita del fratello, un po’ per gratitudine, un po’ per l’istintivo richiamo del sangue. La vicinanza tra i due s’intensifica grazie alla comune passione per la musica. Inoltre Thibaut scopre che Jimmy ha l’orecchio assoluto e lo sprona a coltivare il suo talento, proponendogli addirittura di dirigere l’orchestra dei minatori di Walincourt. 

 

Tra circostanze avverse, contrasti, ma anche condivisione di emozioni profonde, il legame affettivo tra i due fratelli cresce e si fortifica, trovando, attraverso la musica, il modo migliore di esprimersi.    

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Emanuel Courcol fa di nuovo centro

Una commedia corale dei sentimenti dopo il successo di Un triomphe (Un anno con Godot) del 2020, di cui è stato realizzato perfino un remake italiano da Riccardo Milani nel 2023 (Grazie Ragazzi con Antonio Albanese). E ancora una volta, come in Un triomphe, l’arte è al centro della narrazione ed ha un potere salvifico. 

In Un triomphe c’era il teatro, in quest’ultima opera di Courcol c’è la musica, che ha il potere di rinsaldare legami, di dare speranza e di abbattere le differenze sociali. In realtà gli eventi e i temi messi in campo in questo lungometraggio sono così tanti, che sembra di guardare due o tre film diversi. 

 

Da un lato c’è il dramma familiare di due fratelli di sangue divisi dall’adozione, che si scoprono in età adulta; dall’altro lato ci sono le tematiche sociali: in tutta la seconda parte del film l’entusiasmo dell’orchestra dei minatori sarà smorzato dalla perdita del lavoro e dall’imminente chiusura della fabbrica. 

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Un film politico, in cui si ride

Si sente l’influenza del realismo sociale di Ken Loach e di pellicole come Full Monthy Grazie Signora Thatcher. Inoltre sembra che Courcol, rappresentando la vicenda umana di Thibaut e di Jimmy, entrambe talentuosi, ma con diverse fortune dovute anche a condizioni sociali differenti, voglia in qualche modo sottendere il seguente provocatorio quesito allo spettatore: possibile che ancora oggi un certo determinismo sociale debba influenzare il destino individuale? 

Infatti Thibaut, a un certo punto, rinfaccia alla madre adottiva proprio questa responsabilità: non avendo adottato anche Jimmy, lo ha privato delle possibilità economiche che gli avrebbero consentito di sviluppare al meglio le sue doti. 

L'orchestra stonata: il collante è sempre la musica

Tuttavia, nonostante la presenza di temi, registri e toni diversi, l’elemento sentimentale e la critica sociale si amalgano bene: il collante è sempre la musica. E ciò è evidente soprattutto nella straordinaria ed emozionante sequenza finale del film, dove ogni steccato sociale viene abbattutto dalla straripante potenza ed universalità delle note immortali del Bolero di Ravel, la cui melodia era stata ispirata guarda caso dal rumore dei macchinari delle fabbriche (“Ravel la scrisse dopo aver visitato una fabbrica” dice Thibaut).  

 

Ci sono story lines secondarie che rimangono un po’ sullo sfondo, come la relazione sentimentale di Jimmy con una sua collega ed i rapporti di Thibaut con la sua famiglia adottiva, perché il focus narrativo è sempre sui due fratelli e sul loro legame, cementato dalla comune passione per la musica. 

 

Questo grazie anche ai due straordinari interpreti Benjamin Lavernhe (Thibaut) e Pierre Lottin (Jimmy), che non solo brillano nella performance individuale, ma funzionano anche come coppia affiatata, rappresentando in modo così naturale e toccante questo rapporto, da catalizzare sempre l’attenzione dello spettatore sulla loro vicenda personale.                    

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Alla fine non è affatto stonata questa orchestra, anzi Courcol trova gli accordi giusti per rendere questo film una sinfonia vibrante di emozioni e valori postivi, senza mai scadere nel melenso o nel retorico.   


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Paese, anno: Francia, 2024

Titolo originale: En Fanfare

Genere: commedia, drammatico

Regia: Emmanuel Courcol

Interpreti: Benjamin Lavernhe Pierre Lottin, Ludmila Mikaël, Jacques Bonnaffé, Sarah Suco

Sceneggiatura: Emmanuel Courcol,Irene Muscari

Fotografia: Maxence Lemmonier

Montaggio: Guerric Catala

Musiche: Michel Petrossian

Scenografia: Raphael Mathé

Costumi: Christel Birot

Produzione: Agat Films/France 2 Cinema

Distribuzione: Movies Inspired 

Data di uscita nelle sale: 5 dicembre 2024

Durata: 104’

 

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