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Takers

17/05/2011 11:00

Vito Sugameli

Recensione Film,

Takers

I ladri convivono con la paura: in ogni colpo rischiano grosso, oltre alla propria incolumità è in gioco anche quella del gruppo...

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I ladri convivono con la paura: in ogni colpo rischiano grosso, oltre alla propria incolumità è in gioco anche quella del gruppo. I Takers lavorano bene: non uccidono, a patto di non essere alle strette, aspettano minimo trenta giorni prima di dedicarsi a un nuovo colpo e soprattutto si fidano gli uni degli altri. Le banche sono le loro palestre di vita: entrano ed escono senza farsi notare perché si affidano a strategie vincenti. Non hanno mai sbagliato. Ma quando un ex membro della banda, dopo aver scontato 5 anni di reclusione, torna con l'idea di un nuovo colpo a breve distanza dall'ultimo, cominciano i problemi. Intanto un poliziotto risoluto (Matt Dillon) si è messo sulle loro tracce e non intende, in nessun caso, fare marcia indietro.


Al suo terzo lungometraggio, John Luessenhop dirige con sguardo da pubblicista un action movie scattante, manchevole di una profondità diegetica che lo avrebbe elevato ulteriormente. Dal montaggio ipercinetico - eppure mai confusionario - alla fotografia patinata, impastata di colori accecanti in contrasto tra loro, il film esagera aderendo all'imprinting commerciale suggerito dalla compagnia produttrice Screen Gems (Dear John, Legion, Resident Evil), sussidiaria della Sony Pictures, la cui politica pro target under 17 non permette repliche. L'esile intreccio da gangster movie, dove si scopre il codice morale del gruppo, nasconde invero un'anima meno intimista e rigorosa, più diretta e caciarona, che sopperisce a una sceneggiatura maldestra nel caratterizzare i suoi personaggi (spesso bruciati, come nel caso della bella Zoe Saldana) e incapace di scegliere il binario razionale sul quale fare scorrere la storia. Nonostante Luessenhop si prenda troppo sul serio - la sparatoria in hotel, esageratamente rallentata e sfumata da una musica melodrammatica fuori luogo - ha dalla sua la conoscenza del mezzo ed è capace di mantenere un buon ritmo anche grazie a sequenze pirotecniche e inseguimenti davvero spettacolari.


Takers vive di movimenti di macchina frenetici, costanti fuori fuoco, evocative riprese aeree e fredde dominanze cromatiche; non lesina neppure ammiccamenti a pellicole di successo quali The Italian Job, Heat – La sfida e Fast & Furious (specialmente gli ultimi capitoli della serie, meno “tuning” e più vicini al genere poliziesco). Gli attori scelti, prevalentemente giovani, noti tra gli adolescenti americani, si attengono alle direttive non fornendo quasi mai divagazioni drammatiche realmente convincenti, come spaventati dal voler arricchire una struttura votata all'intrattenimento nudo e crudo. Matt Dillon nelle vesti del poliziotto incorruttibile è l'avatar più vicino al pubblico ma anche quello meno elaborato. Non si può negare il grado di piacevolezza lasciato dal film, posto che si inquadri la tipologia di prodotto. In effetti basta guardarsi attorno per trovare pellicole più mature e drammatiche: The Town di Ben Affleck, Inside Man di Spike Lee e Romanzo criminale di Michele Placido; oppure, rimanendo nel genere action, Blindato di Nimród Antal.


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