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Yattaman - Il film

21/01/2011 12:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Yattaman - Il film

Chi non ricorda con più di un pizzico di nostalgia le incredibili avventure degli Yattaman, nella storica serie d'animazione giapponese che ha monopolizzato per

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Chi non ricorda con più di un pizzico di nostalgia le incredibili avventure degli Yattaman, nella storica serie d'animazione giapponese che ha monopolizzato per anni i canali italiani. Ebbene, poteva forse sembrare rischiosa la scelta di affidare la regia di questo live action a un consacrato maestro come Takashi Miike, conosciuto ai più per i disturbanti capolavori di Ichi the Killer e Audition. Ma chi ben conosce il geniale regista nipponico, sa anche quale sia la sua verve folle e più scanzonata, alla quale appartengono indubbiamente titoli come Full metal yakuza e il dittico di impronta super-eroistica di Zebraman. Ecco perciò che la scelta più che coraggiosa appare ben ponderata, e non si può negare che Miike abbia, ancora una volta, fatto centro. La sua reinterpretazione delle avventure di Yattaman vede tutti i personaggi e le situazioni storiche dell'anime ritornare sul grande schermo, finalmente anche nel nostro paese grazie a Officine Ubu.


La trama, come detto, segue fedelmente la storia classica, e quindi troviamo gli Yattaman Ganchan (Sho Sakurai) e Aichan (Saki Fukuda) affrontare il trio Drombo, formato dalla bella Miss Dronio (Kyoko Fukada) e dai simpatici ma imbranati Tonzula (Kendo Kobayashi) e Boyaki (Katsuhisa Namase), alle dipendenze del diabolico e misterioso Dottor Dokrobei. Questa volta Dronio e soci sono sulle tracce della leggendaria pietra Drokostone, dotata di un immenso potere. Durante la loro missione gli Yattaman dovranno anche salvare la giovane Shoko (Anri Okamoto), figlia di un esploratore che anni prima entrò in contatto proprio con quella magica pietra.


Dissacrante, una continua esaltazione di idee funamboliche e irriverenti, in un contesto apparentemente bambinesco che però non è esente da invenzioni tipiche di Miike. Non è così insolito osservare degli improbabili quanto irresistibili riferimenti sessuali all'interno di combattimenti tra impacciati robot, realizzati sì con un look cartoonesco ma comunque apprezzabili per la somiglianza alle controparti animate, che faranno scappare qualche lacrimuccia a chi è cresciuto con eroi di metallo come Yatta-can e affini. Ma è l'atmosfera originale che il regista riesce a ricreare alla perfezione, sin dagli istanti iniziali, con una spiccata dose per l'ironia più sbeffeggiante e l'azione avvincente, ibridate in un mondo fumettoso le cui scenografie devono pagare un grosso tributo alla CG. Ma tutto ciò non stona affatto, e anzi l'alone artificiale non sembra mai tale, ma consono alla vicenda e ai suoi protagonisti, come nelle bizzarre e maliziose fantasie di Tonzula e Boyaki. E, a tal proposito, non si può fare a meno di citare la sinuosa e magnetica bellezza di Kyoko Fukada, interprete di Dronio, che già aveva fatto palpitare i cuori degli amanti del cinema orientale con quel cult che risponde al nome di Kamikaze girls. Complice l'ottimo lavoro anche in fase di costumi, risultano adatti alla parte anche i volti di Sho Sakurai (pop-star giapponese) e Saki Fukuda, che evitano il rischio di essere interpreti passivi dei classici "buoni" della storia. E come non sottolineare la splendida colonna sonora, con alcune delle songs originali della serie rivisitate con un appeal degno di nota che coinvolge e convince. Se si può giusto denotare un appunto all'ottimo lavoro svolto da Miike, i minuti finali sembrano dilatati all'eccesso, e forse un taglio di una decina (non a discapito comunque delle durata complessiva, che raggiunge il doppio giro di lancette) avrebbe giovato alla fruibilità della pellicola. Detto questo, non si può che consigliare Yattaman senza remore alcuna, come un'opera che non snatura la fonte originaria e intrattiene con gusto per una serata di puro divertimento all'insegna dei ricordi d'infanzia.


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