I soldi non fanno la felicità, ma possono aiutare parecchio. Lo pensa Sergio, carpentiere, innamorato di Sabrina, una cantante squattrinata. I due sembrano molto presi e complici, ma non possono svelare il loro amore a causa delle ristrettezze economiche in cui si ritrovano a vivere e lasciare i rispettivi coniugi significherebbe perdere quel minimo di sicurezza economica a disposizione. Tutto sembra cambiare quando Sergio comunica alla sua amata di aver vinto 3 milioni di euro alla lotteria: questa rivelazione, però, assumerà risvolti letali non appena capiranno di esser stati vittima di uno scherzo. Gli amici di Sergio hanno architettato una bravata per vendicarsi del carpentiere burlone e in effetti i soldi non ci sono. La coppia, tuttavia, decide di non comunicare la terribile scoperta ai parenti e inizia un viaggio dalla periferia romana alla Puglia. Una traversata fatta di tensioni e peripezie, per cercare di salvare non soltanto la reputazione. Francesco Miccichè torna al cinema tre anni dopo l’esperienza di Loro chi? e, anche in quest’occasione, propone una commedia che alimenta varie prospettive e aleggia intorno al denaro. In Loro chi? avevamo uno scrittore che, in cerca di gloria, racconta e redige la truffa perfetta agli occhi di un editore inerme; in Ricchi di fantasia troviamo due abitanti della periferia che accarezzano l’ipotesi di un miglioramento grazie alla lotteria. Gli innamoratissimi protagonisti trovano la forza di mostrare la propria gioia non appena sono convinti di aver vinto qualche milione. Miccichè vuole impartirci la lezione più antica del mondo: parafrasando Walt Disney, se puoi sognarlo, puoi farlo. La coppia del film preferisce vivere di illusioni, piuttosto che tornare con i piedi per terra. I soldi, in questo contesto, rappresentano il pretesto tanto cercato per cambiare vita, la scusa che aiuta a trovare il coraggio di voltare pagina. La sceneggiatura di Ricchi di fantasia è ricca di gag e siparietti, malgrado il più classico degli intrecci narrativi (due protagonisti catapultati dalle stalle alle stelle, e poi di nuovo con un pugno di mosche in mano); in più a dare manforte ci pensano due convincenti interpreti: Sergio Castellitto, da sempre in grado di spaziare tra molti registri, e Sabrina Ferilli che in quest’ambito può dare sfogo alla sua veracità senza alcun timore. Un film gradevole, in cui si ride, a cui Francesco Miccichè è stato bravo a dare il suo tocco.