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Kubo e la spada magica

10/11/2016 12:00

Eleonora Piazza

Recensione Film,

Kubo e la spada magica

Dagli animatori che hanno creato La sposa cadavere, un racconto ambientato in Oriente

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Presentato in anteprima mondiale al Jerusalem Film Festival e successivamente al Melbourne International Film Festival nell’estate 2016, Kubo e la spada magica (Kubo and the two strings) è il nuovo dolcissimo film di animazione diretto da Travis Knight. Il film è stato realizzato in stop-motion dallo studio di animazione statunitense Laika Entertainment, appartenente allo stesso Knight, già autore di Coraline e la porta magica e La sposa cadavere, in collaborazione con la Tim Burton Productions.


Il racconto è ambientato in un antico mondo orientale: lo scenario è il Giappone e il protagonista della favola è Kubo, un ragazzino che si guadagna da vivere raccontando avventure e leggende agli abitanti del suo paese. Fedele alleato il suono magico del suo strumento musicale, lo shamisen, in grado di dare forma alle cose, creando origami che animandosi diventano i protagonisti dei suoi racconti. Kubo vive una caverna isolata nella quale si prende cura di sua madre, una donna molto sola (doppiata in lingua originale da Charlize Theron) che non si è mai ripresa dalla scomparsa del marito. Un giorno proprio lei rivela a Kubo un’ingombrante verità sul suo passato: il bambino alla sua nascita è stato privato di un occhio dalle zie e dal nonno malvagio allo scopo di punire la sorella per aver voltato le spalle alla famiglia sposando Hanzo, padre di Kubo, anch’egli ucciso dal trio maligno. La madre rivela al ragazzo di essere in pericolo e di dover fuggire al più presto e incarnandosi in una scimmia intraprende con lui un viaggio nelle terre lontane alla ricerca dell’armatura magica - una volta appartenuta a suo padre - che potrà salvarlo.


Tra i divi che hanno prestato la loro voce al film, oltre a Charlize Theron, ci sono anche Art Parkinson, Rooney Mara, Ralph Fiennes e Matthew McConaughey, il quale interpreta un guerriero samurai rimasto imprigionato nella corazza di uno scarabeo dopo un incantesimo e che non ricorda nulla del suo passato. Kubo e la spada magica, oltre a essere un film pensato per i bambini, contiene in realtà un prisma di riflessioni molto più ampio che vede come destinatario un pubblico più adulto. La narrazione va a tracciare un cantico della vita e della morte, una parabola dell’abbandono, della solitudine, di come queste possano deteriorare i nostri ricordi e su quanto quindi dobbiamo lottare con le unghie e con i denti per non farceli sfuggire. “I ricordi sono la magia più potente che ci sia” e sono indubbiamente la cosa più importante che abbiamo. Il modo in cui Knight dirige questo “viaggio dell’eroe” assomiglia al suono che esce dallo shamisen di Kubo: anima la mente, musicale e poetico, con un ritmo sostenuto ma dolce quando serve. Un’avventura in grado di tenere incollati allo schermo persone di tutte le età, condita da una sceneggiatura priva di tempi morti e dai dialoghi dinamici e molto simili a quelli che potrebbero avvenire tra persone reali, facendoci a tratti dimenticare di trovarci in mezzo alla neve tra una scimmia, un guerriero vestito da gigante scarabeo e strane creature maligne che volteggiano nel cielo come nel mare.


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