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Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

26/02/2015 12:00

Caterina Bogno

Recensione Film,

Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza

Leone d’oro a Venezia 2014, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza rappresenta la terza e ultima tappa della trilogia sull’essere umano inaugurat

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Leone d’oro a Venezia 2014, Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza rappresenta la terza e ultima tappa della trilogia sull’essere umano inaugurata dal regista svedese Roy Andersson nel 2000 con Songs from the Second Floor e portata avanti nel 2007 con You, the Living. Il regista ripropone una strategia narrativa già consolidata con le due opere precedenti, basata sulla scelta di non raccontare una storia in senso tradizionale ma di accompagnare lo spettatore – sicuramente senza tenerlo per mano – attraverso una serie di narrazioni frammentate. Si avvicendano così personaggi che fanno la propria comparsa una volta soltanto e altri che, invece, si ripresentano periodicamente nel corso del film. Mentre un ufficiale militare attende in un bar qualcuno che non giungerà mai, l’atmosfera annoiata viene curiosamente ravvivata dall’ingresso di un battaglione di cavalieri al seguito del re Carlo XII di Svezia. Un gruppo di colonialisti crudeli e distinti arrostisce alcuni aborigeni all’interno di uno strano macchinario rotante. Su tutte si stagliano le esilaranti figure di due venditori di scherzi di carnevale che si recano di porta in porta illustrando i propri prodotti, con il proposito di «aiutare le persone a divertirsi». Proposito, questo, che stride comicamente con la parlata lamentosa dei due e con i loro incessanti bisticci.


Servendosi in maniera pressoché costante della macchina da presa fissa e in profondità di campo, Roy Andersson disegna molteplici quadri animati che comunicano una generale sensazione di freddezza, grazie anche a un particolare utilizzo del colore che investe prima di tutto i volti stessi degli attori, truccati in modo tale da risultare innaturalmente pallidi. In una dimensione sospesa e fuori dal tempo, appiattita in una calma eccessiva che ricopre ogni cosa come una pesante coltre di neve scandinava, il regista esplora queste intricate esistenza metropolitane come farebbe un piccione silenzioso che osserva tutto dall’alto di un ramo. Il suo sguardo onnisciente abbraccia asetticamente le umane miserie e piccolezze, affrontando alcuni dei temi più significativi relativi alla vita e al suo dispiegarsi. Tutti i personaggi si affannano al seguito dei propri piaceri e dei propri dolori, finché non giunge inesorabile la morte. Per il momento conclusivo della sua riflessione sull’esistenza, infatti, Andersson parte significativamente da essa: il film si apre con tre brevi episodi annunciati dalla lapidaria didascalia «3 incontri con la morte. Una morte che rinuncia a tutta la propria drammaticità, per essere raccontata in chiave grottesca.


Anche la parola perde la sua portata comunicativa, privata della vitalità al punto da ridursi a sterile formula. Come quel «Sono contento/a di sapere che state bene» ripetuto più e più volte al telefono dai vari personaggi, compreso un anziano miliardario in procinto di porre fine ai propri giorni con una pistola. Se il richiamo al teatro dell’assurdo ancora una volta sorge spontaneo, forse con Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza Andersson non si ferma qui: una delicata ma importante scintilla di speranza sembra essere accesa dall’amore. Non a caso gli unici personaggi liberi da affanni e tormenti sono proprio i due giovani che amoreggiano placidamente sulla spiaggia. La visione di una pellicola curiosa e inusuale come quella diretta dal regista svedese richiede un consistente sforzo intellettuale da parte dello spettatore, coinvolto decisamente più su questo piano che su quello strettamente emotivo. Se da un certo punto di vista Andersson si avvale di tecniche già ampiamente collaudate in precedenza e, per questo, manca di originalità nel quadro complessivo della trilogia, dall’altro rappresenta una ventata di aria fresca nel panorama del cinema europeo.


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