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Un boss in salotto

11/01/2014 12:00

Marta Marchesi

Recensione Film,

Un boss in salotto

Luca Miniero sembra voler caratterizzare la propria carriera registica specializzandosi sulle diatribe comiche tra Nord e Sud...

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Luca Miniero sembra voler caratterizzare la propria carriera registica specializzandosi sulle diatribe comiche tra Nord e Sud. Dopo il dittico di straordinario successo Benvenuti al sud e Benvenuti al nord, Miniero ci riprova con Un boss in salotto.


Cristina ha costruito la famiglia perfetta in una casetta altoatesina: con un marito ambizioso e due figli, vive il suo sogno incitando i propri cari a puntare al successo. L’equilibrio, costruito a fatica dalla donna, viene sconvolto dall’arrivo del fratello Ciro, un presunto camorrista in attesa di processo, spacciato per morto dalla sorella. I due non potrebbero essere più diversi: tanto è verace e fieramente meridionale lui, quanto è fredda e orgogliosamente settentrionale (acquisita) lei. La presenza di Ciro rivoluzionerà la vita di tutta la città, offrendo la possibilità di vedere la realtà da un punto di vista meno costruito e più veritiero.


Con il suo terzo film, Miniero utilizza la struttura già testata nei precedenti lavori, con alcune modifiche: Milano viene rimpiazzata da Bolzano, mentre il caratteristico paesino salernitano viene sostituito da Napoli. Abbandonati Claudio Bisio e Alessandro Siani, il regista punta su Paola Cortellesi e Rocco Papaleo. La scommessa, però, non funziona: il film mostra spesso i propri limiti, primo fra tutti la mancanza di una trama solida. Alcune situazioni rimangono in sospeso per favorire la presenza del vero motore della storia: le gag sulle scontate differenze tra Nord e Sud. Le conseguenze di questa scelta si riflettono in situazioni sconclusionate che lasciano diversi punti interrogativi. In particolare, a patire maggiormente è il finale frettoloso: accanto all’ovvio trionfo dei buoni sentimenti, non si ha la sensazione, come ci si aspetterebbe, di una conclusione definita. Le parti comiche si costruiscono sugli stereotipi, accantonando l’originalità a favore dei più familiari luoghi comuni, con la sola clausola del politicamente corretto. A supplire alle problematiche della sceneggiatura ci provano i due attori principali che reggono le sorti del film. Paola Cortellesi è credibile per gran parte del film, pur con un incomprensibile e irritante accento posticcio, che non viene mai abbandonato. Rocco Papaleo replica con un ruolo ampiamente nelle sue corde, confermando le proprie capacità. A loro si affianca uno scialbo Luca Argentero, mentre nella parte dell’antagonista si trova una perfida e credibile Angela Finocchiaro. Gli altri interpreti sono del tutto superflui e poco caratterizzati. Nel complesso il film risulta maldestro e noioso, con una sensazione costante di già visto.


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