Mosab Hassan Yousef è il figlio di Sheikh Hassan Yousef, uno dei capi di Hamas, il movimento palestinese di resistenza a Israele. Un ragazzo cresciuto fra i discorsi politici di suo padre, assistendo a tutti i suoi arresti. Quando anche Mosab viene incarcerato dai servizi segreti ebraici - lo Shin Bet - il suo odio per Israele viene a galla. Piano piano, però, comincia anche a mettere in dubbio la propria formazione. Decide, così, di passare la barricata e divenire una spia per lo Stato Isrealiano, sotto il nome in codice di "The Green Prince". Per oltre un decennio, ha riferito ogni cosa veniva deciso dai capi di Hamas, rischiando la propria vita e tradendo la famiglia e il suo Paese. La guerra israelo-palestinese costituisce una delle ferite ancora aperte di cui si fatica a vedere una soluzione definitiva. Hamas, Movimento di Resistenza Palestinese, è il più importante fra i gruppi militanti palestinesi; dopo la vittoria alle elezioni del 2006, Hamas governa la Striscia di Gaza proteggendola non solo con le armi ma anche con la gestione di scuole, ospedali e servizi sociali. Il film documentario di Nadav Schirman è impostato con i ritmi di un thriller, mettendo lo spettatore nella difficile posizione di provare suspense con la consapevolezza di trovarsi di fronte a una storia realmente accaduta. La macchina da presa si concentra sul racconto e si affidanda alle parole di Mosab e del suo reclutatore, inquadrati spesso a mezzo busto, dando a chi guarda l’impressione di trovarsi di fronte e fra loro. Nel corso del film vengono utilizzate anche immagini di repertorio, insieme a brevi scene riprese di nascosto - o quasi - dalla realtà della Striscia, aumentando la sensazione di essere parte di una sorta di commissione d’inchiesta. Senza mezzi termini, allo spettatore viene chiesto di prendere posizione nella controversa storia di Mosab. Le componenti in gioco sono tante - la verità, la famiglia, il tradimento, la fiducia - e vengono affrontate direttamente, proprio perché chi ne parla ha vissuto questa esperienza sulla propria pelle. Il figlio di Hamas pone bene in evidenza la difficoltà di mettere in discussione tutte le certezze su cui si è costruita l’esistenza - nel periodo della giovinezza, soprattutto - e il problema di fondo resta quello di dover scegliere a chi credere: ai genitori, al Paese o alla Fede. Allo stesso tempo, anche chi guarda viene scosso e spinto a non accontentarsi di una verità soltanto. Il film di Nadav Schirman colpisce per la forza del suo racconto e delle sue immagini. Ha conquistato il premio del pubblico al Sundance Film Festival 2014, dove è stato presentato in anteprima.