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Il tempo delle mele

04/03/2012 12:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Il tempo delle mele

Amori, amicizie e drammi familiari della quattordicenne parigina Vic Berreton (Sophie Marceau) trasferitasi a Parigi da Versailles con i genitori, entrambi in c

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Amori, amicizie e drammi familiari della quattordicenne parigina Vic Berreton (Sophie Marceau) trasferitasi a Parigi da Versailles con i genitori, entrambi in carriera. Dal suo primo giorno di scuola fino alla tanto agognata festa di compleanno per i suoi 14 anni, Vic si dividerà tra gli amici, l’incontro con il suo primo amore Mathieu (Alexandre Sterling), le gelosie e le prime tensioni generazionali con i genitori. Potrà però contare sull’aiuto inaspettato dell’arzilla bisnonna Poupette (Denise Grey), che diventerà la sua migliore confidente.


Cos’è un cult movie? Un film che riscuote tanto successo e diventa così noto al pubblico da entrare a fare parte del patrimonio culturale di un’intera generazione o, in certi casi, di più generazioni. Il caso de Il tempo delle mele è il più calzante. 4 milioni di spettatori in Francia, oltre 15 milioni in tutta Europa a partire dall’uscita nelle sale nel 17 dicembre 1980. Intere generazioni di ragazze pettinate e vestite come la dolce Vic, le feste con i lenti, l'indimenticabile colonna sonora e il brano Reality di Richard Sanderson sono solo alcune delle componenti entrate nell’immaginario collettivo dagli anni ’80 ad ora. La più pop e la più famosa pellicola francese dopo la Nouvelle Vague, che ha costituito – inaspettatamente - una vera svolta per il cinema d’oltralpe: non più pellicole intellettualistiche, ma un film destinato al grande pubblico, specie a quello giovane.


Cinematograficamente, non si può dire ci si trovi dinnanzi ad un capolavoro. La vicenda della quattordicenne Vic, dall’inserimento nella nuova scuola ai primi amori e ai litigi con i genitori troppo impegnati, non è che un teen-movie ante litteram, basato su stereotipi dell’adolescenza e su una sfilata di leitmotiv anni ’80, come la musica, la danza, lo yuppie in carriera. Una sceneggiatura banale e dialoghi prevedibili poco importano, se una pellicola girata con dei costi contenutissimi è diventata in 32 anni una delle più famose della storia del cinema. La ricetta sta tutta in una storia semplice e ingenua e negli interpreti, giovanissimi, come Sophie Marceau, al suo esordio. Nel corso degli anni ’80, prima di diventare una delle dive del cinema d’oltralpe, l’attrice girerà un sequel più un terzo capitolo non ufficiale, entrando definitivamente a far parte delle icone del decennio.


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