Il film applaudito da pubblico e critica nel 1995, fu vincitore dell’Orso d'oro a Berlino nel 1996, di due Golden Globe, di un premio Oscar per la migliore sceneggiatura di Emma Thompson (su 7 nomination totali). La forza della pellicola - trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Jane Austen - sta nel suo perfetto equilibrio tra forma e contenuto. La caratterizzazione dei personaggi, la trama sublimamente intrecciata, appare tragica e al contempo comica come il più amato dei drammi Shakesperiani. Elianor e Marianna, sono diverse nell’aspetto e nei modi. Compita, riservata, estremamente razionale e lucida la prima; istintiva, passionale e deduttiva la seconda, eppure troveranno ciascuna a suo modo e seguendo un percorso parallelo, la giusta strada che le condurrà a invertire i ruoli che fin dall’inizio le rendeva dissimili. Elianor si innamorerà di un uomo Edward Ferrars (il timido ed impacciato Hugh Grant), promesso sposo ad un’altra donna e reagirà alla notizia con una flemma, quasi inaudita. Marianne preferirà alla corte del colonnello Brandon (Alan Rickman), pacato e cortese nei modi, quella di un gentiluomo molto più simile a lei per tempra e voluttà il temerario e sfrontato John Willoughby (Greg Wise), ma scoprirà presto che l’amore “ …è un faro che mira la tempesta, ma non ne viene scosso”. Ang Lee firma la regia di questo film in costume ambientato nell’Inghilterra elisabettiana, prestando la sua sensibilità e il suo talento ad un prodotto occidentale di non facile resa cinematografica, imprimendo il suo tocco unico, nella scelta di alcune inquadrature e di altre coinvolgenti sequenze. Plauso all’interpretazione di Emma Thompson, così come particolare encomio va alla Marianne impersonata dall’affascinante Kate Winslet. Gli uomini della pellicola lasciano un segno, ciascuno a suo modo nel pubblico femminile sedotto e ammaliato dallo spettro di emozioni, legate al sentimento d’amore, unico nel suo manifestarsi eppure, dissimile nella capacità espressiva, che ogni uomo ha di farlo suo.