È più rischioso fare un film alla Rohmer o un film di Rohmer, cioè un film in tutto e per tutto suo, anche se da lui mai girato? È quest’ultimo rischio quello che si prende Rita Azevedo Gomes con O trio en mi bemol, adattamento cinematografico dell’unica commedia teatrale scritta proprio dallo stesso Rohmer.
Un regista portoghese sta girando un film su una pièce che vede come unici protagonisti Adélia e Paul, coppia di mezza età che è rimasta legata anche dopo la separazione.
Iniziano le riprese all’interno della casa – dove si svolgerà la maggior parte del film – ma il regista interrompe il dialogo perché qualcosa non va, anche se non sa spiegare cosa; si riparte con tono più leggero e tra pause e prove nella prova i due si incontreranno otto volte, dando vita alle diverse scene da un matrimonio (finito) che compongono il film. Fino ad arrivare all’ultima prima di calare il sipario, ma a quel punto il regista chiederà di rifare tutto da capo.
Film rohmeriano in tutto, non solo nel testo ma anche nell’allestimento di un set che è esattamente quello che avrebbe fatto il regista francese: le luci e gli interni, che sono essi stessi un modo di essere del suo cinema, come anche le riprese in esterna (il sonoro è proprio quello dei suoi film).
Il solito rimuginare sulle piccole cose dell’amore che trova qui la musica come filo conduttore (Rohmer era appassionato di classica e ne scriveva), perché per Paul sembra impossibile amare una donna che non condivida le sue inclinazioni (anche) musicali. La solita apparente frivolezza delle chiacchiere, capaci in realtà di andare davvero in profondità, ma Rohmer scritto non basta anche se a scrivere è lui stesso, perché ha bisogno di diventare cinema.
Azevedo Gomes fa quel che può con una devota adesione estetica, oltre che ai contenuti, ma la replica dell’arredo alla Rohmer (compresi gli attori stessi) non basta per scambiare per originale una buona copia d’autore.
Divertissement che sposa il classico racconto rohmeriano con un pizzico di saudade portoghese, il film di Azevedo Gomes insegue la leggerezza e lo spirito giocoso del grande maestro per ricrearne la formula magica: «È tutto uno scherzo», dice all’inizio uno della troupe, Paul che suona il piano ma poi toglie le mani e la musica continua, e poi il finale che usa un tipico trucco alla Rohmer: il malinteso che viene chiarito (il disco regalato che non era stato trovato).
Lo scorso anno proprio a Torino passava un (bellissimo) film affine a questo nello spirito (Sull’isola di Bergman di Mia Hansen-Love), che “usava” però Bergman con ispirazione e grande personalità; questo O trio en mi bemol, nelle sue due ore abbondanti, finisce invece per sfinire tanto gli spettatori che non sono in completa sintonia con il cinema del grande regista francese, quanto i suoi estimatori più devoti.
Genere: commedia, drammatico
Titolo originale: O trio em mi bemol
Paese, anno: Portogallo, Spagna, 2022
Regia: Rita Azevedo Gomes
Sceneggiatura: Renaud Legrand, Rita Azevedo Gomes
Fotografia: Jorge Quintela
Montaggio: Rita Azevedo Gomes
Interpreti: Adolfo Arrieta, Olívia Cábez, Pierre Léon, Rita Durão
Produzione: Basilisco Filmes
Durata: 127'