Smile è l’esordio alla regia di Parker Finn. Una storia semplice semplice, che gioca tutte le proprie carte sull’abilità del regista di creare tensione e, va ammesso, al suo debutto Finn ci riesce perfettamente.
Rose Cotter (Sosie Bacon, figlia di Kevin e Kyra Sedgwick) è una psicologa. Un giorno nel suo studio entra una ragazza evidentemente traumatizzata che farnetica di una strana presenza che la perseguita e che «sembra che indossi la faccia delle persone, ma quel sorriso maligno è sempre il suo».
Detto ciò la ragazza inizia a gridare, si dimena e infine si taglia la gola davanti alla dottoressa Cotter. Comincia così l’incubo di Rose, che inizierà a vedere quel sorriso sui volti delle persone che la circondano, ad avere vuoti di memoria in cui compie azioni assurde e a cadere in preda ad allucinazioni sempre più spaventose.
In Smile funzionano tante cose, a partire dalla protagonista Sosie Bacon, attrice che non ha mai davvero rivestito il ruolo di protagonista, ma qui pare trovarsi perfettamente a proprio agio.
Dal momento che Smile si definisce “horror psicologico” si può dire che la scelta di casting è stata azzeccatissima in quanto Bacon riesce a dare corpo a una psicologa che scivola sempre di più nel baratro dell’ossessione e della follia e lo fa in modo davvero egregio.
Anche la storia, seppur non si possa definire originale (pesca richiami e suggestioni spaziando da It Follows a Obbligo o verità sino aThe Ring), riesce a destare interesse. La maggior parte del merito sta in un paio di trovate di sceneggiatura davvero inaspettate - la festa di compleanno, per esempio - ma soprattutto alla regia che riesce a mantenere sempre alta la tensione, costruendo le sequenze migliori attorno al continuo rincorrersi di realtà e allucinazione, mischiandole in un gioco di specchi.
Per essere un prodotto mainstream, possiamo ammettere che c’è anche una buona dose di violenza grafica che - per fortuna - non confina tutto in un mondo asettico dove il sangue non sgorga mai.
E allora cosa non funziona? La lunghezza! Ma davvero, perché i canonici 90 minuti non sono più di moda? Smile sfiora le due ore di durata e, proprio a causa della sua eccessiva lunghezza, la seconda parte del film si aggroviglia su sé stessa, girando a vuoto senza arrivare a nessuna conclusione. E questo allungare inutilmente il brodo, rischia di mettere in cattiva luce tutto ciò che di buono è stato fatto nella prima parte del film.
Sì perchè una volta che capiamo la dinamica della storia, all’ennesimo jumpscare buttatto lì solo per far sobbalzare lo spettatore (davvero, basta!) o al terzo ribaltamento realtà/allucinazione... ormai l’effetto sorpresa è bello che andato.
In un'intervista rilasciata ai tempi de Lo Squalo, Steven Spielberg dichiarò: «Sapevo che, una volta spaventato, il pubblico non si sarebbe più fidato di me». Se questa regola era valida quasi 50 anni fa, perché non dovrebbe essere valida oggi, in un’era in cui non solo lo spettatore ha già visto di tutto, ma ne è completamente saturo?
Il tutto, poi, per arrivare a un finale davvero fastidioso e inconcludente che (come è logico aspettarsi) anziché chiudere un cerchio, lo lascia spalancato a un eventuale quanto inevitabile sequel. Ed ecco che un horror dal buon potenziale, diventa qualcosa al di sopra del mainstream moderno.
Genere: horror
Titolo originale: Smile
Paese, anno: USA, 2022
Regia: Parker Finn
Sceneggiatura: Parker Finn
Fotografia: Charlie Sarroff
Montaggio: Elliot Greenberg
Interpreti: Caitlin Stasey, Dora Kiss, Gillian Zinser, Jack Sochet, Jessie T. Usher, Judy Reyes, Kal Penn, Kevin Keppy, Kyle Gallner, Nick Arapoglou, Rob Morgan, Robin Weigert, Sara Kapner, Sosie Bacon
Colonna sonora: Cristobal Tapia de Veer
Produzione: Paramount Players, Temple Hill Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 115'
Data di uscita: 29/09/2022