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Eden (2024), la recensione del film di Ron Howard: un survivor thriller che parla dell'umanità

08/04/2025 11:41

Marco Filipazzi

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Eden (2024), la recensione del film di Ron Howard: un survivor thriller che parla dell'umanità

L’isola mette faccia a faccia i protagonisti con temi universali come il desiderio di trovare una via di fuga, la fragilità delle utopie e la convivenza.

Il nuovo film di quello che per noi resterà sempre Richie Cunningham, al secolo Ron Howard, si intitola Eden, in arrivo nelle sale questo giovedì ma già presentato come film d’apertura al Torino Film Festival lo scorso novembre.

Dopo la chiusura di Happy Days, lo show che l’aveva lanciato, Howard proseguì per un po’ la carriera di attore – fu il protagonista di American Graffiti di George Lucas (pre-Guerre Stellari) – prima di passare dietro la macchina da presa e dirigere alcuni film che si può dire siano entrati nell’immaginario comune, accarezzando numerosi e svariati generi. Dalla fantascienza di Cocoon alle storie per ragazzi come Willow e Il Grinch, dal sentimento di Cuori Ribelli sino al successo commerciale de Il codice Da Vinci e l’Oscar di A beautiful mind.

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Insomma, ne ha fatti di successi il buon Richie, ma se si osserva la sua filmografia, il tema più ricorrente è la trasposizione della realtà su pellicola, il raccontare storie tratte da fatti veri. Apollo 13, Frost/Nixon – Il duello, A cinderella man, Rush, Tredici vite, ma anche il già citato A beautiful mind sono tutti tratti da storie realmente accadute, così come Eden.

Di cosa parla Eden

Siamo nel 1943, sull’Europa si allarga sempre di più l’ombra delle dittature nazionaliste e una coppia tedesca formata dal Dottor Friedrich Ritter (Jude Law) e la sua compagna Dora Strauch (Vanessa Kirby) fugge da questo mondo per trovare rifugio sulla disabitata isola di Floreana, nelle Galapagos.

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Lì, isolati da tutto, il dottore cerca di scrivere un testo filosofico in grado di redimere l’umanità.

Il loro equilibrio verrà sconvolto dall’arrivo di altre persone sull’isola; per prima la famiglia Wittmer (composta da Daniel Bruhl, il figlio Jonathan Tittel e la moglie, interpretata da una bravissima Sydney Sweeney) con lo scopo di inserirsi in questa microsocietà utopica e vivere delle proprie forze per offrire ai loro figli un futuro migliore, lontano dai totalitarismi.

 

Arriva poi la Baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn (Ana de Armas) con al seguito uno stuolo di “cortigiani” e l’obiettivo di costruire sull’isola un hotel di lusso. Ovviamente, nel giro di pochissimo, la convivenza di questi tre gruppi così diversi prenderà una piega a dir poco difficile e la situazione precipiterà in un vortice di dispetti, menzogne, manipolazioni e crudeltà, sino ad assumere sfumature drammatiche.

Un survivor thriller da Ron Howard

Avvalendosi di un cast di prim’ordine, Ron Howard mette in scena quello che sembrerebbe a una prima occhiata un thriller di sopravvivenza come ne abbiamo già visti tanti, cosa che trova incarnazione in ottimi momenti di tensione e scene che a tratti sembrano usciti da un horror. 

 

Il tutto è supportato da un reparto tecnico di prim’ordine, con le scenografie naturali dell’isola, splendidamente fotografate, che portano sullo schermo un’atmosfera a metà strada tra lo stupore di una favola e la desolazione di un paesaggio inospitale e pronto a ucciderti in ogni momento. Un Eden appunto, dove alla bellezza si contrappone l’insidia del serpente in agguato. 

 

Su tutto aleggiano le musiche sempre azzeccate di Hans Zimmer che non fanno altro che amplificare nello spettatore la sensazione di questa duplice anima contrastante, fondendosi in un perfetto mix di phatos e inquietudine.

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Eden parla della nostra società

Nel sottotesto di Eden invece serpeggia in modo nemmeno troppo velato il tentativo di imbastire un discorso più ampio che punta a farci riflettere sulla nostra società. Come da lezione impartita da William Golding con Il signore delle mosche, l’isola mette faccia a faccia i protagonisti con temi universali come il desiderio di trovare una via di fuga, la fragilità delle utopie e la difficile convivenza con noi stessi, intesi sia come individui singoli che come insieme di persone. Ed è quello che ci si aspetta da una premessa di “isola deserta”, presente in ogni opera con questa declinazione, da Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto sino a Lost.

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In quest’ottica i tre gruppi assumono quindi un valore simbolico: il Dr Ritter incarna il filosofo utopico, i Wittmer sono ovviamente la famiglia e la Baronessa è il capitalismo opportunista, inteso sia come possesso materiale che sentimentale. Non è uno spoiler se diciamo che, con tutte queste premesse, la situazione non farà che peggiorare. 

 

La cosa più straniante è il fatto che, una volta arrivati ai titoli di coda, ci viene ricordato in maniera inequivocabile che quella a cui abbiamo assistito è una storia vera, il che ci darà una spinta in più per riflettere. Un tipo di cinema in parte inusuale per Ron Howard, ma con il quale il regista si destreggia più che bene, confezionando con Eden un buon film di tensione che offre anche chiavi di lettura più profonde, magari non sempre gestite alla perfezione, ma non per questo meno interessante.


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Genere: thriller

Paese, anno: USA, 2024

Regia: Ron Howard

Interpreti: Jude Law, Ana de Armas, Vanessa Kirby, Daniel Brühl, Sydney Sweeney, Jonathan Tittel, Toby Wallace, Richard Roxburgh, Paul Gleeson

Sceneggiatura: Noah Pink

Fotografia: Mathias Herndl

Montaggio: Matt Villa

Musiche: Hans Zimmer

Distribuzione: 01 Distribution

Produzione: Imagine Entertainment

Data di uscita: 10 aprile 2025

Durata: 125'

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