Al TFF38 sono stati presentati i primi due episodi della serie Antidisturbios (Riot Police), diretta dal regista Rodrigo Sorogoyen
All’interno della sezione Le stanze di Rol sono stati presentati al Torino Film Festival 38 i primi due episodi della tanto attesa serie Antidisturbios (Riot Police), diretta dal regista Rodrigo Sorogoyen: un racconto corale sulla polizia (gli “antidisturbios”) dei reparti antisommossa di Madrid. Sei episodi, ognuno prende il nome da uno dei suoi personaggi, in cui ci troviamo catapultati all’interno della camionetta della squadra Puma 93, e seguire le operazioni di uomini che dovranno lottare con la loro coscienza mentre eseguono direttive impartite dai propri superiori.
Di che cosa parla Antidisturbios
La trama è molto interessante: sei poliziotti antisommossa eseguono uno sgombero in uno stabile di Madrid. Nonostante i loro tentativi di ricevere rinforzi, vengono lasciati soli ad affrontare una prova molto delicata, e durante gli scontri con gli abitanti muore un ragazzo senegalese. Gli Affari Interni vengono incaricati di investigare sui fatti e gli agenti di polizia rischiano di essere accusati di omicidio colposo. I poliziotti, cercando di scagionarsi, finiranno per dividersi, complicando ulteriormente la loro situazione.
Una narrazione asciutta e cruda, scritta a due mani dallo stesso Sorogoyen e dalla partner abituale Isabel Peña (alcuni episodi con Eduardo Villanueva, Sofía Fábregas), che porta lo spettatore all’interno di tumulti, dietro agli scudi protettivi di uomini che si difendono e attaccano a un ritmo vorticoso di frustrazioni e impotenza. Il lavoro fatto dagli sceneggiatori è quello di raccontare dal profondo le diverse personalità che compongono una squadra, in una riflessione generale su quanto le azioni dei singoli spesso si riflettano non solo su un gruppo, ma sulla considerazione stessa che l’opinione pubblica si fa, di quello stesso gruppo.
Ma le vicende non si limitano a una sola squadra: il grande pregio di questa serie è quello di intersecare tra loro anche le attività di diverse equipe, quelle dei rappresentanti della piattaforma contro gli sfratti; quella degli andtidisturbios e degli investigatori degli affari interni e portare alla luce moventi, dinamiche psicologiche e soprattutto il peso morale di portare a termine ognuno il proprio compito.
I primi due episodi di Antidisturbios
Nei primi due episodi risuona come un mantra la parola lavoro: sulla scena uomini e donne che, dal loro punto di vista, non fanno altro che rispettare le regole e i doveri che scaturiscono dalla propria responsabilità professionale, con tutto ciò che comporta. Ogni protagonista è depositario di un punto di vista, che si allarga all’intera società, e che finisce in un pubblico processo in cui detonano conflitti politici e sociali. La scelta della serialità consente di fare i conti con ogni lato delle professioni portate in scena, nelle diverse versioni rappresentate dai propri protagonisti, che agiscono in un contesto complesso e pericoloso.
Bastano solo due episodi per capire che ci troviamo davanti a un bellissimo lavoro: l’uso del grandangolo in molte sequenze ci avvicina brutalmente alle espressioni dei personaggi coinvolti nelle vicende, ci butta all’interno della violenza e del dolore di chi si trova davanti a un dilemma etico. Il risultato è una serie realistica, dal bellissimo gusto estetico, attuale e mai moralistica.
Antidisturbios si muove su un terreno delicato: quello delle passioni e delle ideologie, quello delle convinzioni di uomini, donne, cittadini. Il suo grande pregio è la capacità di maneggiare la complessità con una regia che indugiando su espressioni e sfumature, ripone in questi piccoli dettagli l’ordine e la naturalezza delle cose.
In questo gioco tra interrogatori, testimoni e punti di vista, Sorogoyen si tiene alla larga da giudizi di parte e si limita a regalarci una serie potente e pericolosa, dalla splendida colonna sonora, che invita lo spettatore a sperare che ci sia un altro episodio da vedere.