Premessa doverosa. Quando si parla di film di genere italiano c'è sempre il conflitto, per chi scrive, di trovare la linea di demarcazione tra «è un buon film di genere in senso assoluto» e «è un buon film di genere considerando che l'abbiamo realizzato in Italia». C'è sempre un po' quel sentimento patriottico e nostalgico, che ci fa essere più indulgenti verso un film nostrano. Questo, almeno, vale per chi scrive; di solito è il contrario, in molti sono prevenuti verso il "genere italiano" e si dedicano con impegno a stroncarlo senza pietà. In altre parole, i moderni film di genere italiani sono davvero prodotti validi oppure desideriamo così tanto che lo siano che alla fine gli perdoniamo anche svariate pecche?
Prendiamo Il talento del Calabrone, un film che avrebbe dovuto uscire a marzo nelle sale, ma poi sappiamo tutti cos'è successo: è sbarcato lo scorso 18 novembre su Prime Video.
Sin dai titoli di testa è chiaro il suo volere uscire dalla comfort-zone del cinema italiano, per battere una via che, al momento, è abbastanza inesplorata: quella del thriller. Perché ammettiamolo, al di là di qualche esempio noto degli anni '70 e '80 (che comunque erano più gialli all'italiana), non abbiamo mai approfondito questo genere. Questa volontà di uscire dagli schemi si manifesta sin dai titoli di testa: il film infatti non si apre con un interno soffocante, con il totale di una camera da letto o con l'inquadratura di qualche tinello demoralizzante e tipicamente italiano. Per una volta tanto non c'è nemmeno qualche luogo simbolo di Roma dei quali, cinematograficamente parlando, abbiamo la nausea.
Il talento del Calabrone si apre con delle panoramiche aeree su di una Milano notturna, rischiarata da migliaia di luci, insegne, lampioni, neon, auto che affollano le strade della metropoli. È un incipit che ricorda la Los Angeles affrescata da Michael Mann in Collateral, tutta notte e luci artificiali, con la differenza che quella sullo schermo è Milano quindi boom!
La storia è presto detta: Steph (Lorenzo Richelmy), conduttore radiofonico di un programma notturno, riceve una strana telefonata. In linea con lui si presenta Carlo (Sergio Castellitto), un uomo che minaccia atti terroristici se solo la conversazione telefonica verrà interrotta.
E per dimostrare a tutti che non sta scherzando, al minuto 12 del film fa saltare in aria un grattacelo in costruzione. Così, mentre i Carabinieri (capitanati dal colonnello Anna Foglietta, vestita come Milla Jovovich nel primo Resident Evil) cercano di trovare l'identità del terrorista e le sue motivazioni, la conversazione tra Steph e Carlo si fa sempre più tesa.
Inutile girarci attorno: Il talento del Calabrone ha sostanzialmente tre personaggi (sono di più, ma gli altri fanno solo contorno) e due ambienti, lo studio della radio e la macchina di Carlo. Il resto è tutto regia, sceneggiatura e performance degli attori. Com'era ovvio supporre, quello che spicca su tutti è Castellitto, che da quando entra in scena si carica l'intero film sulle spalle e lo porta dritto verso i titoli di coda.
Lorenzo Richelmy (già visto in altri film che cercando di staccarsi dalla media del cinema italiano, come Ride o Dolceroma) ce la mette tutta, anche se il suo personaggio viene appesantito da un po' troppi cliché. Non è un male assoluto, ma visto che si cerca di far qualcosa di diverso dalla media nazionale, uno sforzo in più si poteva fare. Comunque risulta più che funzionale alla storia, con un paio di risvolti per nulla scontati. Anna Foglietta è la nota più debole: come personaggio, come recitazione e anche in funzione della storia.
È vero: c'è qualche pigrizia di sceneggiatura e alcuni dialoghi sono un po' troppo legnosi, ma nel complesso la storia funziona, incuriosisce e fa venir voglia di arrivare fino alla fine per scoprire il movente di Carlo. D'altra parte è questo che deve fare un thriller no? Catturare l'attenzione dello spettatore e tenerlo sul filo della tensione fino all'epilogo. Un epilogo che, al netto di un po’ d'ingenuità, ha del sorprendente, richiama a tratti la macchinosa genialità di Jigsaw e riesce a gettare sulla vicenda anche un'ombra di critica sociale per nulla scontata. Perciò no, non funziona tutto a dovere, ma quel che funziona, funziona bene!
E no, Il talento del Calabrone non è un capolavoro, ma svolge perfettamente il suo lavoro, diventando uno dei pochi thriller italiani contemporanei.
Genere: thriller, drammatico
Paese, Anno: Italia/Spagna, 2019
Regia: Giacomo Cimini
Sceneggiatura: Giacomo Cimini, Lorenzo Collalti
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Massimo Quaglia
Interpreti:
Produzione: Paco Cinematografica, Atica Cuarzo Innova, Eagle Pictures
Distribuzione: Eagle Pictures, Prime Video
Colonna sonora: Dimitri Scarlato
Durata: 84'