Anche il Natale cinematografico ha un suo lato oscuro: quello non illuminato dalle lucine sfavillanti dell’albero addobbato
È usanza comune pensare che a Natale si diventi tutti un po’ più buoni ma si sa, spesso la bontà non alberga nel cuore degli uomini. Al contrario è durante il periodo delle feste di fine anno che emergono più forti e dirompenti tutte le ipocrisie che ci portiamo dentro durante l’anno.
Da questo punto di vista il cinema è una meravigliosa lente di ingrandimento dei nostri sentimenti: scavando nel profondo dell’animo umano, mette a nudo tutti i nostri bluff. Vogliamo provare a divertirci a fare un piccolo catalogo di film ambientati durante il Natale nei quali il “vogliamoci bene” non è propriamente di casa?
Partiamo da un vecchio capolavoro del 1956, Il ferroviere di Pietro Germi. Un cupo melodramma che prende avvio nella notte di Natale, quando il macchinista di treni Andrea Marcocci (interpretato dallo stesso regista) durante la sua solita sosta in osteria a fine turno si abbandona al vino, sino a che il figlioletto Sandrino lo trova e lo riporta a casa ubriaco. Qui scoprirà che l’altra figlia Giulia, incinta di un uomo che non ama e che il padre aveva costretto a sposare, è stata portata d’urgenza in ospedale, dove il bambino nascerà morto. Inizia così per Andrea un periodo di depressione e abbrutimento che si acuirà nel momento in cui, alla guida del suo treno, investirà un uomo che si era gettato volontariamente sotto le ruote. È quindi una notte di Natale a dare il via alla discesa verso gli inferi di un uomo dispotico e solo, non amato da nessuno se non, forse, da Sandrino, il minore dei suoi figli.
Allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre ha inizio anche la partita di poker raccontata, nel 1986, da Pupi Avati nel suo Regalo di Natale, nella quale si perpetrerà la truffa dell’Avvocato Santelia (il compianto Carlo Delle Piane) ai danni di Franco Mattioli, interpretato da Diego Abatantuono, qui nella sua prima interpretazione “seria” dopo le varie apparizioni nella parte del “terrunciello” dei film di Steno e Carlo Vanzina.
Oltreoceano, il tema dell'ipocrisia è al centro di Edward Mani di Forbice, film del 1990 diretto da Tim Burton, in cui il dolce e malinconico Edward (interpretato da Johnny Depp) è in realtà una creatura artificiale parto di uno scienziato, morto poco prima di essere riuscito a terminare la sua opera. Le forbici che Edward ha al posto delle mani lo rendono un "diverso", un emarginato, vittima dei pregiudizi da parte degli abitanti della cittadina in cui si ritrova a vivere e che si manifestano improvvisi e violenti proprio alla vigilia di Natale, quando Edward viene ingiustamente accusato di violenza nei confronti di Kim (Winona Ryder), la giovane della quale si era perdutamente innamorato.
Sarà lo stesso Burton, che evidentemente del Natale non ha una visione particolarmente idilliaca, a ideare e produrre nel 1993 Nightmare Before Christmas, film d’animazione diretto da Henry Selick e realizzato in stop-motion: qui assistiamo ai tentativi del protagonista Jack Skeletron di portare i festeggiamenti del Natale nel paese di Halloween, dove regna incontrastato. Anche in questo caso, come già successo a Edward, Jack sarà oggetto di diffidenza e verrà allontanato dagli abitanti del mondo reale che scorgono in lui un nemico, sabotatore della festa per eccellenza.
Ora, abbandonando il mondo fantastico dei film del regista californiano, è doveroso ritornare dalle nostre parti calandoci nella situazione descritta in Parenti serpenti, girato nel 1992 da Mario Monicelli. Già dal titolo è intuibile quale sia il tema che sta alla base del film: le tensioni che possono svilupparsi in seno a una famiglia e che, spesso, covano sotto la cenere. Ma l’ipocrisia, il rancore e gli odi covati a lungo a un certo punto deflagrano, risultando ancora più dirompenti se manifestati a Natale.
Questa di Mario Monicelli è una commedia amara, drammatica e grottesca, incentrata su una normale famiglia italiana riunita attorno all’albero. Tutto il pranzo natalizio trascorre nella routine più ordinaria, sino a quando i nonni, ormai anziani, comunicano di non farcela più a vivere da soli, annunciando la decisione di non rinchiudersi in un ospizio ma di voler andare a vivere presso qualcuno dei figli in cambio dell’eredità della casa e della pensione. Ma nessuno di loro è disposto a sacrificarsi per i genitori e questa sarà la miccia che farà scoppiare aspri e violenti litigi che sveleranno tutta l’ipocrisia, i rancori e le grette gelosie covate a lungo.
Con Parenti serpenti, Monicelli firma un’opera intrisa di veleno nei confronti di quella piccola borghesia rappresentata in tutto il suo orrendo cinismo. E, nonostante il film non sia perfettamente bilanciato fra prima e seconda parte e, a volte, scada nel macchiettismo, ha il merito di sbatterci in faccia la volgarità della nostra società consumistica che ha completamente smarrito il senso di parole chiave quali amore e solidarietà.
Infine, dopo una doverosa citazione a Gremlins di Joe Dante (1984) e Il Grinch di Ron Howards (2000), entrambe pellicole portatrici di messaggi contro il consumismo imperante, terminiamo questa rapida carrellata di film “anti-natalizi” con Natale di sangue, horror datato 1984 e diretto da Charles Edward Sellier Jr.
Qui il protagonista Billy, già segnato dai racconti del nonno che gli aveva inculcato l’idea che Babbo Natale punisse i bambini cattivi, subisce un ulteriore e definitivo trauma quando la notte di Natale un malvivente travestito da Santa Claus gli uccide il padre e la madre (dopo averla violentata sotto i suoi occhi), lasciandolo da solo con il fratellino Ricky. Entrambi i ragazzini verranno successivamente accolti in un orfanotrofio gestito da suore e condotto da una crudele madre superiora. Sarà durante un’altra notte di Natale, molti anni dopo, che la vita di Billy subirà una ulteriore e definitiva svolta facendolo sprofondare in un inferno senza ritorno.
Sia chiaro, quelli citati sono solo alcuni titoli da vedere e gustare durante questo periodo di feste per scoprire, se ce ne fosse bisogno, che anche il Natale ha un suo lato oscuro, quello non illuminato dalle lucine sfavillanti dell’albero addobbato.