Quanto è longevo, in media, un orso bruno? Sicuramente meno di... mezzo secolo. Eppure, l'orso Yoghi questo traguardo l'ha raggiunto già da un pezzo. Ma, dopotutto “non è un orso medio”. L'iconico personaggio ideato da Hanna & Barbera nel 1958 come parte del Braccobaldo Show ha presto cominciato a vivere di vita propria, dando vita a diverse serie di cartoni animati e diventando uno dei personaggi più seguiti e amati della casa d'animazione americana. E in tempi di altalenanti revival di vecchi cartoons ecco ora arrivare una trasposizione cinematografica, in live action, con inserti in computer grafica e una rappresentazione delle immagini in stereoscopia, ad opera del regista Eric Brevig, pioniere del “nuovo” 3D con il suo Viaggio al centro della Terra (2008). La vita, nel parco nazionale di Jellystone, negli Stati Uniti, procede placida e tranquilla, tanto per i villeggianti quanto per chi nel parco vive e lavora, come il Ranger capo Smith (Tom Cavanagh) e il suo vice, il Ranger Jones (T.J. Miller). L'unica cosa che, spesso, turba la quiete della riserva è la scomparsa di qualche cestino da pic-nic, ad opera di un orso goloso e dispettoso, ma dalla straordinaria intelligenza. Il suo nome è Yoghi (Dan Aykroyd), e si accompagna sempre al piccolo e assennato orsetto Bubu (Justin Timberlake), che tuttavia non riesce mai a tenere a freno l'esuberanza del gioviale amico. Un brutto giorno, però, lo spregiudicato sindaco Brown (Andrew Daly) decide di risanare il bilancio cittadino, tagliando ogni risorsa pubblica non redditizia e speculando sui terreni così liberati. Jellystone si ritrova così con un buco di più trentamila dollari da risanare, e appena una settimana per farcela. Ma come? La giovane documentarista Rachel (Anna Faris) ha un'idea per celebrare il centenario del parco, ma riusciranno i nostri amici a metterla in atto, mentre Brown e il suo tuttofare (Nate Corddry) metteranno loro i bastoni fra le ruote? Le aspettative, per questo film, non erano certo alte, in virtù dei trailer non esaltanti e dei risultati raggiunti generalmente da questo genere di pellicole: scottature come Sansone bruciano ancora, e opere come Alvin Superstar sono più uniche che rare. Eppure, senza troppe pretese, L'orso Yoghi si lascia guardare con la stessa semplicità che caratterizza il personaggio, restando grandemente fedele ai disegni animati che tanto hanno divertito le generazioni dei trentenni e quarantenni d'oggi. Nonostante una generale svecchiata, difatti, le vicende sono ancorate ai topoi classici del personaggio, con una gradevole morale ecologista di sottofondo. Le gag ci sono, e i bimbi non possono fare a meno di divertirsi, anche grazie a un 3D efficace, ma che di certo non fa gridare al miracolo, limitandosi ad un certo numero di pop-up a effetto, ad uso e consumo del giovanissimo pubblico del film. I più grandi, certo, potrebbero trovare la vicenda fin troppo semplice lasciandosi sorprendere da qualche sbadiglio, ma il film dimostra comunque una realizzazione tecnica e delle performance attoriali convincenti e adatte al contesto. Peccato che il film pecchi nella mancanza di variegate specie animali, sia reali che in CG, e che le belle scene naturali non siano state realizzate nei fieri States ma in Nuova Zelanda, probabilmente per un problema di costi che, però, ferisce l'orgoglio americano.