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Milano in the Cage - The Movie

25/05/2017 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Milano in the Cage - The Movie

Una storia a metà tra Rocky e Rocco e i suoi fratelli

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Sembrerà strano ma non solo Napoli e Roma soffrono per una distorta immagine cinematografica e televisiva: anche la vera Milano è un po' diversa da come viene raccontata dai media. Dietro lo specchio di città eternamente produttiva e raffinata, fatta di arte, moda e divertimento, c'è la metropoli e il suo disagio. Già Luchino Visconti aveva saputo cogliere queste sfumature, ma a partire dagli anni '80 il mito della Milano da bere ha avuto la meglio. Serviva Fabio Bastianello, allievo del migliore cinema di casa nostra (di Ermanno Olmi per la precisione), per restituire il ritratto di una Milano in controtendenza. Per il suo secondo film da regista, dopo Secondo Tempo (2010), dirige una storia a metà tra Rocky e Rocco e i suoi fratelli. Alberto Lato, buttafuori, guardia del corpo e combattente nei ring notturni (nonchè esperto praticante di MMA, Martial Mixed Arts) è protagonista di una vicenda (auto)biografica che si svolge tra le strade di una Milano che sembra Detroit e un'arena fatta di palestre e gabbie di combattimento.


Lo stile di Fabio Bastianello è retorico e appassionato (alla Sylvester Stallone, per intendersi) ma, soprattutto, è ispirato dai maestri italiani. L'idea di fare recitare insieme attori professionisti, esordienti e anche detenuti in libertà vigilata proviene da una certa idea di cinema "verità" che guarda al Neorealismo, ma anche a Pier Paolo Pasolini e ai Fratelli Taviani (da ultimo, Cesare deve morire). E come per gli illustri predecessori, Milano in the Cage - The Movie soffre degli stessi risultati altalenanti: a mescolare attori e non professionisti si corre il rischio che il risultato non sia sempre autentico. In Milano in the Cage - The Movie si finisce spesso per domandarsi se si sta guardando un documentario o un film recitato male: ma mentre la ricostruzione del mondo poco noto dei combattimenti in the cage e dell'umanità che vi ruota è ben riuscita, si nota l'inesperienza degli attori e l'eccessiva tensione cinematografica dei dialoghi, fin troppo hollywoodiani e citazionisti (ok Rocky, ma senza esagerare). Il risultato migliore Fabio Bastianello lo raggiunge nella resa di una Milano underground, in cui tutto — dall'atmosfera, alle luci, sino alle scenografie — appare coerente e ben riuscito. Bella anche la colonna sonora, dove gli inserti hip-hop sono una scelta particolarmente azzeccata.


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