Giulio Santelia (Carlo Delle Piane) è un avvocato, ormai in pensione, la cui passione per il poker l’ha reso ricco e famoso in gioventù. Trascorre la vecchiaia accudendo il suo compagno Claudio (Lando Buzzanca), che soffre a causa di una “bizzarra malattia” incurabile. Amare qualcuno può voler dire spingersi a fare qualcosa di inaspettato e improvviso: infatti Giulio decide di tornare a sedersi al tavolo verde per giocare la partita più importante della sua vita, quella che gli permetterà di ritrovare una serenità assopita col tempo da debiti e sofferenze. Per farlo si farà aiutare da sua figlia Valeria (Caterina Murino), rimasta orfana di madre in tenera età, e da suo nipote Marco (Antonio Careddu) che ha coltivato la stessa passione per le carte. Cesare Furesi, scrittore e sceneggiatore, sceglie di mettersi alla prova da regista realizzando Chi salverà le rose? che definisce la sua opera prima. Per quest’esordio dietro la macchina da presa coinvolge la Corallo film, neonata casa di produzione e distribuzione cinematografica, confezionando un prodotto che parla d’amore in maniera pungente e sferzante. Questo film torna sul tema del gioco d’azzardo, come metafora della vita. Non in chiave negativa, bensì attraverso una lettura consapevole che spinge a osare nel momento in cui si ha la certezza dei propri mezzi. Santelia, ormai anziano, sa di aver vissuto un’esistenza travagliata e godereccia con più rischi che certezze; ha potuto farlo perché aveva le capacità e l’ardore per essere invincibile al tavolo da poker. L'audacia con cui ha affrontato la vita e il tavolo verde viene stravolta quando entra in gioco l’amore per Claudio: un sentimento vissuto contro tutto e tutti, pronto ad affrontare la malattia, che cala i suoi assi maligni e costringe Giulio a giocare la mano decisiva. Chi salverà le rose? è una sorta di rielaborazione di Regalo di Natale, cult di Pupi Avati. Il ritorno di Carlo Delle Piane - che compie i 69 anni di carriera cinematografica - sul grande schermo simboleggia la rivincita personale del regista Cesare Furesi, che nell’opera mette parecchio del suo vissuto, come testimonia la dedica iniziale del film: a suo padre, con cui ha avuto un rapporto travagliato simile a quello del film. Uno specchio tra realtà e finzione, vissuto e sceneggiata; un dramma ironico e cinico capace di affrontare il tema della morte esorcizzandolo al punto giusto. La regia è lenta, pacata, quasi a rendere giustizia a ciò che passa nella testa di un giocatore di poker, costretto a riflettere e a capire in anticipo la mossa giusta. Intorno a un tavolo da gioco ci sono regole, nella vita quelle stesse regole potrebbero essere stravolte da un azzardo non previsto che solo chi non ha rimpianti sarà in grado di fronteggiare.