Le circostanze e le compagnie, spesso, possono modificare l’immagine e il comportamento di un individuo rendendolo semplicemente il riflesso di quello che tutti si aspettano che sia. Curioso di indagare la vera essenza della persona nascosta dietro la maschera del personaggio pubblico, il regista Julian Jarrold – già autore di Becoming Jane – dirige Una notte con la regina, una commedia romantica e mielosa che si ispira a un episodio accaduto in gioventù alla Regina Elisabetta d'Inghilterra. Il film di Jarrold fonde diritti, doveri e buoni sentimenti per svelare la spumeggiante personalità di una principessa moderna. L’8 Maggio 1945 si festeggia il giorno della vittoria in Europa: le truppe naziste hanno firmato la resa e gli alleati hanno liberato intere popolazioni ridotte in schiavitù. Le principesse Elizabeth (Sarah Gadon) e Margareth (Bel Powley) guardano i festeggiamenti popolari dalle luminose finestre di Buckingham Palace, sognando a occhi aperti di poter scendere in piazza e gioire insieme ai loro coetanei. Il sovrano allora, davanti alle insistenti richieste delle figlie, decide di permettere loro di uscire dal palazzo e di partecipare alla festa privata dell’Hotel Ritz scortate da due fidate guardie del corpo. Le ragazze possono finalmente essere se stesse per poche ora ma, mentre la minore si fa trasportare in circostanze ambigue e sconvenienti senza rendersene conto, Elizabeth conosce Jack (Jack Reynor) e si scontra con la dura realtà dei reduci di guerra. Antichi filmati in bianco e nero riprendono l’entrata trionfale delle truppe americane nelle piazze europee gremite di gente in festa; gli applausi e gli encomi vengono però presto interrotti da una netta dissolvenza di colore che connota il passaggio drastico a una realtà incantata e regale ma rigorosamente monotona e prevedibile, che guarda il mondo da lontano, di nascosto e in incognito. Gli spettatori, dunque, sono accompagnati sin dai primi fotogrammi all’interno dell’universo barocco e sfarzoso dell’Inghilterra del secolo scorso, costretti a fronteggiare il rapporto ambivalente tra sogno e realtà. L’età adolescenziale delle protagoniste, infatti, giustifica l’enfatizzazione estrema dei sentimenti e delle passioni, viste come unica possibilità di assaporare la vita reale e carpirne i segreti. Niente di quello che le principesse avevano immaginato, però, si rivela confacente alle loro idee: l’esperienza di guerra, del resto, sconvolge le coscienze e indurisce i cuori sia dei vinti che dei vincitori. I militari sono meno eroici delle aspettative e i festeggiamenti più frivoli di quanto la morale cattolica non avesse costantemente paventato. Nonostante le fughe, le rincorse e le tentazioni, la futura regina - forte di una moralità solida e vigorosa - riuscirà a mettere momentaneamente da parte i suoi doveri e sentirsi davvero parte integrante del mondo che sarà destinata a rappresentare. Elizabeth scopre le paure più profonde, ne individua i problemi ma, soprattutto, ne condivide le speranze pacifiste e umanitarie, preparandosi a diventare sovrana. Una notte con la regina, dunque, si rivela una gradevole commedia degli equivoci che, imitando la dolcezza di Vacanze romane e del cinema classico di ieri, conquista il consenso popolare snocciolando girandole di romanticismo e melodrammaticità.