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Provetta d'amore

28/08/2014 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Provetta d'amore

Tommy (Paul Schneider) e Audrey (Olivia Munn) sono fidanzati da tre anni e stanno provando ad avere un bambino...

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Tommy (Paul Schneider) e Audrey (Olivia Munn) sono fidanzati da tre anni e stanno provando ad avere un bambino. Ma dopo mesi e mesi di tentativi la donna non rimane incinta e in seguito ad alcuni esame si scopre che la causa è dovuta alla lentezza degli spermatozoi di Tommy. L'uomo anni prima era stato donatore di sperma e viene a conoscenza che nella banca del seme è presente ancora uno dei suoi campioni. Con l'aiuto dei suoi amici più fidati e l'ingaggio di un improbabile malavitoso indiano Tommy è determinato a rubare la provetta dalla clinica.


Arrivato nelle nostre sale a due anni di distanza dall'uscita americana, Provetta d'amore è un recupero tardivo di cui francamente non si sentiva troppo la mancanza. Con alla regia l'americano, di chiare origini indiane, Jay Chandrasekhar - prolifico sia sul piccolo che sul grande schermo (anche se certo non di produzioni memorabili, le cui più famose risultano l'improbabile film di Hazzard e Festa della birra) - la pellicola si pone l'obiettivo di ergersi a metà strada tra lo stile "alla Apatow" tanto di moda e un tono più scurrile e volgare che rimanda ad un certo filone adolescenziale. Peccato che qui i protagonisti abbiano già tutti un'età abbastanza matura e che lasci un po' interdetti il modo nel quale essi si trovano nella trama a gestire certe situazioni. Volgare ma non troppo, la comicità che permea i novanta minuti di visione, sebbene non sia priva di alcuni momenti esilaranti, soffre al contempo di un'eccessiva ripetitività che alla lunga sfianca anche lo spettatore più appassionato del genere, portando infine all'inevitabile happy ending. In questa caotica "caccia allo sperma", non esule da citazioni di ogni tipo (tra le più palesi quella a Io vi troverò), a risollevare in parte le sorti della narrazione è proprio il regista stesso che interpreta forse il personaggio più riuscito: un ex-membro della mafia indiana che gioca gustosamente con gli stereotipi del suo paese trovandosi ad essere protagonista di alcune delle gag più divertenti. Forse il limite più evidente del film è proprio quello di cercare una via di mezzo tra l'irriverenza e la risata di stampo più commerciale, troncando di fatto entrambe e rendendosi sin troppo simile a molti titoli coevi.


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