Roma, 14 febbraio, giorno di San Valentino. Le vite di due stranieri e di un’italiana stanno per incontrarsi e scontrarsi cambiando ognuna il destino dell’altra. Kamal (Mohamed Zouaoui) è un giovane pusher marocchino che ama leggere, odia ogni forma di fondamentalismo e sogna di diventare un cittadino italiano, europeo e occidentale spacciando droga tra gli scaffali della biblioteca di quartiere. Vania (Tania Angelosanto) è una badante moldava ossessionata dal suo mostruoso passato che sta per mettere in gioco tutta la sua esistenza. Lucrezia (Patrizia Bernardini) ha fatto della sua azienda l’unica ragione di vita, ma il suo carattere grintoso non riuscirà a tenerla lontana dalle grinfie di un minaccioso usuraio. Una capitale colta nei suoi lati più oscuri sarà lo sfondo di una lotta per la sopravvivenza che non risparmierà nessuno.
Il regista Andrés Arce Maldonado, classe 1972, dopo il lungometraggio Falene, selezionato al festival di Montpellier e al Raindance di Londra, i cortometraggi Niente Quasi e L’utero al dilettevole (vincitori rispettivamente del concorso Schermo Scena e del 48H Film Project), ed il documentario Ritratti (Premio della Regia ad Arcipelago), torna con Carta Bianca, uno spietato affresco della società romana e dei suoi bassifondi che prende spunto da un reale fatto di cronaca: la dipartita di un giovane immigrato, Sahid Belamel, morto di freddo nell’impassibilità generale dei passanti, la mattina del 14 febbraio a Ferrara.
Cosa avremmo pensato, noi, al posto di Sahid, poco prima di morire abbandonati da tutti? E ancora: al posto degli automobilisti, ci saremmo fermati ad aiutarlo o avremmo proseguito per la nostra strada? Questi i due quesiti da cui parte la riflessione del regista di Carta Bianca per cercare di spiegare le ragioni di uno dei mali più diffusi dei nostri giorni: l’indifferenza. La sceneggiatura di Andrea Zauli si immerge in tre storie tanto dure quanto attuali, molto diverse l’una dall’altra per il carattere dei protagonisti, le scelte visive ed il loro esito. Senza scadere in facili vittimismi, il racconto di Andrés Arce Maldonado procede a tentoni, in una Roma buia come la notte e nera come l’anima dei personaggi. È un universo parallelo, lontano dagli scatti dei turisti e dal marmo dei monumenti del centro; un micromondo brulicante in cui l’odio verso il prossimo è pari solo alla fame di denaro che logora ogni individuo. L’opera di Maldonado, totalmente autoprodotta, si è valsa di una troupe composta da professionisti del settore innamorati dell’idea di poter lavorare con quella libertà narrativa che raramente il sistema cinetelevisivo italiano permette. Il risultato è ben evidente: nonostante ci si avvicini pericolosamente ad uno stile televisivo, la pellicola riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico per tutta la sua durata, superando senza difficoltà i rari momenti di stanca delle storie. Mai banale e sempre aderente alla realtà, Carta Bianca è un film intelligente e per molti versi coraggioso, che chiama lo spettatore a confrontarsi con la più antica delle sue paure: quella nei confronti del diverso.