L'offerta cinematografica mondiale propone una vasta gamma di prodotti, talvolta ermetici e anticonformisti in grado di allontanarsi profondamente da quelli commerciali. We are the best, la nuova pellicola di Lukas Moodysson (Mammoth), fa parte di questa schiera di nicchia, connotandosi immediatamente come un documento violento, crudo e schietto sulla diversità. Stoccolma, 1982. Bobo (Mira Barkhammar) e Klara (Mira Grosin) sono migliori amiche: condividono segreti, passioni e gusti musicali. Quando decidono di fondare una punk band, hanno bisogno di qualcuno che le insegni a suonare: Hedvig (Liv LeMoyne), chitarrista provetta, troppo pudica e cattolica per essere accettata dalle altre compagne, fa al caso loro. E così, mentre la ragazza smette di essere sola, Bobo e Klara imparano a strimpellare qualche strumento. La loro amicizia sincera e affiatata sembra destinata a non finire mai, ma quando la fede e l'attrazione per lo stesso ragazzo entrano in gioco, dovranno rivalutare questa convinzione. Capelli a spazzola, pantaloni strappati e musica underground sono i caratteri distintivi della tenera ribellione delle tre adolescenti svedesi che si allontanano dalla moda, si differenziano dalla massa e rifiutano i valori borghesi, bigotti e cattolici che la comunità condivide. Non sentendosi sostenute nemmeno dai rispettivi genitori, le ragazze manifestano il proprio disagio attraverso urla silenziose che feriscono l'anima più del corpo. La musica che ascoltano rispecchia l'alienazione violentemente impostagli dalla società, respingendola e denunciandola. Le cuffie sopra le orecchie, dunque, sono lo scudo con cui le protagoniste allontanano le futili discussioni familiari, i giudizi maligni degli altri e le minacce dei ragazzi più grandi. Il regista e sceneggiatore Moodysson anima le vicende delle protagoniste di Aldrig Godnatt, il romanzo di sua moglie Coco Moodysson, con vertiginose e graffianti pennellate buie che sovrastano le usuali tinte pastello dei paesaggi cittadini di Stoccolma. Utilizzando un linguaggio schietto e moderno, una sceneggiatura in continuo divenire e uno stile di ripresa che strizza l’occhio al reportage, We are the best si rivela un’intelligente analisi sull’adolescenza mostrata attraverso gli occhi dei giovani e vissuta sulla loro pelle.