La regista Anna Novion offre attraverso i suoi film una visione delle proprie radici: ambientati inizialmente in Francia, terra paterna dove è cresciuta, si sviluppano poi in Svezia, nella regione natia della madre. Questo era vero già nel precedente Il viaggio di Jeanne e continua nel suo secondo lungometraggio, Rendez-Vous à Kiruna. Ernest è un architetto di successo, completamente dedito al suo lavoro. Vive con una compagna trascurata, che richiede maggiori attenzioni a cui lui sembra non dare peso. Una telefonata sconvolgerà, però, i suoi equilibri: la polizia svedese gli chiede d’identificare il cadavere del figlio, mai conosciuto. Ernest si mette perciò alla guida della sua auto e parte per la cittadina svedese di Kiruna. Attraverso la compagnia e la conoscenza di Magnus, un giovane che sta cercando la sua strada, l’architetto si metterà in discussione, scoprendo, grazie al ragazzo, una parte sconosciuta di sé e che lo aiuterà a dare un nuovo valore alla sua vita. Pur nella sua trama scontata, il film scorre piacevole per merito soprattutto della splendida interpretazione di Jean-Pierre Darroussin, il rude Ernest che nasconde un cuore tenero, in coppia con Anastosios Soulis, l’interprete dello spaesato Magnus. I personaggi sono convincenti e si sposano bene con l’ambiente: per buona parte del film, Ernest rimane per lo più all’interno della sua auto di lusso, o comunque in luoghi chiusi, e solo nel momento in cui entra in contatto con la natura, comincia a cambiare il suo punto di vista. Le lande svedesi non restano, così, sullo sfondo della vicenda, ma entrano in essa in modo delicato, aiutando i due protagonisti a trovare la propria strada. Il merito di questa fusione va soprattutto alla fotografia, con i suoi colori tenui, che offre scorci inediti della Svezia più selvaggia. Rendez-Vous à Kiruna si rivela essere un film certamente imperfetto, ma godibile per la sua profonda semplicità.