1620 a. C., Isola di Thera. Il giovane Yishharu (Reece Ritchie), figlio del ricco mercante Rusa (Langley Kirkwood) è prossimo al matrimonio con la bella Pinaruti (Stephanie Leonidas), originaria della vicina isola di Creta. Ma durante i preparativi per le nozze l'isola viene colpita da potenti scosse di terremoto, causate da un enorme vulcano prossimo all'eruzione. La sacerdotessa Bansabira (Isadora Verwey) cerca di placare le ire degli dei, ma ogni sacrificio di animali sembra vano. E una visione potrebbe mettere a repentaglio la vita dei due giovani sposi. Produzione BBC per questo strano ibrido tra documentario e film in costume, che prende lo spunto da alcuni recenti scoperte sulla possibile e reale "identità" della mitica Atlantide. Secondo freschi studi infatti, che hanno riportato alla luce le antiche rovine della città di Thera, sarebbe stata proprio quest'isola il luogo fantastico narrato da Platone e in seguito divenuto vera e propria leggenda. La componente documentaristica è però alquanto limitata, e si compone di alcune riprese effettuate sui luoghi degli scavi e spaventose quanto affascinanti immagini di eruzioni vulcaniche, accompagnate da una voce narrante. Lo spazio dedicato è comunque troppo limitato per poter definire Atlantis una sorta di documentario, visto che l'elemento finzionale è pressoché preponderante, risultando inoltre di qualità assai mediocre. Il regista Tony Mitchell, conosciuto in Italia per il suo unico lungometraggio (a discapito di una discreta esperienza in serie televisive) Uragano, evidentemente scoraggiato dal budget limitato, opta per la soluzione di puntare al massimo sugli effetti digitali, che permeano praticamente l'intera ambientazione della storia. Se si escludono le scene in interni infatti, paesaggi e vedute del vulcano, e gli scatti di furia della natura sono realizzati con un massiccio uso del digitale, che finisce per togliere qualsiasi briciolo di veridicità al racconto. Le pecche purtroppo non si limitano agli effetti speciali, a tratti davvero dozzinali, ma anche ad una sceneggiatura che mette insieme i peggiori cliché del dramma d'avventura, con un'improbabile love story messa in pericolo prima da motivi di gelosia, e in seguito dal fanatismo religioso. Interpretazioni al minimo sindacale, e neanche la bellezza della protagonista riesce a risollevare una pellicola che - mai più in tema - fa acqua da tutte le parti.