È possibile (con)vivere con un enorme senso di colpa? È giusto prendersi meriti che non si sono guadagnati? È corretto vivere una vita all’insegna della stessa menzogna quotidiana? Questa è la domanda intorno a cui ruota Il debito, la nuova pellicola di John Madden, remake dell’israeliano HaHov di Assaf Bernstein, incentrata su tre protagonisti che, da oltre 50 anni, vivono come degli eroi senza, effettivamente, esserlo. David, Stefan e Rachel sono tre agenti del Mossad arruolati segretamente per catturare un pericoloso e sadico criminale nazista meglio conosciuto come “Il chirurgo di Birkenau”. L’uomo, infatti, approfittando delle cavie umane rinchiuse nei campi di concentramento, operava sugli ebrei – specialmente bambini – esperimenti scientifici, spesso, letali. Alla fine della guerra, il chirurgo riesce a fuggire e si nasconde nella Berlino sovietica degli anni sessanta dove lavora come ginecologo. I tre agenti, dunque, fingendosi persone comuni, riescono a catturarlo e a ucciderlo. Tornati in patria, vengono pubblicamente riconosciuti come degli eroi e diventano il simbolo della giustizia e della libertà ebrea. Tutti i nodi però, prima o poi, vengono al pettine e così David, Stefan e Rachel, a distanza di anni, saranno costretti a dire la verità. Il debito tocca temi importanti come l’Olocausto e l’antisemitismo senza scadere mai nel banale o nel già visto. L’ottima sceneggiatura, affidata alla penna di Matthew Vaughn e Jane Goldman, già meritevoli di aver realizzato X-Men: l’inizio e Kick-Ass, infonde nuova linfa vitale ad avvenimenti storici che hanno ispirato innumerevoli pellicole, tra cui Munich di Spielberg, da cui John Maddenè stato chiaramente influenzato. Sebbene le violenze e gli orrori della guerra non vengano mai mostrate – fatta eccezione per alcune foto/trofeo del dottore – le scenografie spoglie, la musica incisiva e malinconica, le grida di dolore e i volti privi di qualunque espressione umana, raccontano più di quanto potrebbero fare le parole. La storia procede per flashback e alterna i volti dei "giovani" Sam Worthington, Jessica Chastain e Marton Csokas con quelli dei maturi Ciaran Hinds, Helen Mirren e Tom Wilkinson, eccellenti nella recitazione sofferta e strascicata di esistenze sull’orlo di un baratro. A Jesper Christensen è affidato il ruolo dell’irritante, amorale e sadico chirurgo cui però l’attore presta il corpo ma non l’anima. Madden, dopo essere stato apprezzato con Shakespeare in love ma essere stato criticato per il meno riuscito Proof – La prova, paga il suo debito e ritorna sulla cresta dell’onda.