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Tetsuo: The Iron Man

24/04/2009 11:00

Stefano Camaioni

Recensione Film,

Tetsuo: The Iron Man

Senza conoscerne la causa, Tomoo Taniguchi inizia una terrificante mutazione fisica, durante la quale vede il proprio corpo trasformarsi, molto lentamente, in u

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Senza conoscerne la causa, Tomoo Taniguchi inizia una terrificante mutazione fisica, durante la quale vede il proprio corpo trasformarsi, molto lentamente, in un vero e proprio apparato meccanico. Terrorizzato dall'accaduto, l'uomo cerca di comprendere il perché di un avvenimento così sconvolgente ed inatteso, giungendo alla fine a trovare nei meandri della propria mente e in anonime telefonate la terribile risposta.


Non c'è molto da dire sulla trama di un film forte come Tetsuo: the iron man. L'insieme delle tematiche è così denso e nitido che in un'ora di film il genio di Shinya Tsukamoto è riuscito ad incanalare tutto se stesso, gettando le basi per un cinema che avrebbe invaso e stravolto, di lì a poco, oriente ed occidente, senza distizioni. Seppure sia sempre passato in sordina ai più, Tsukamoto è uno degli autori chiave del cinema giapponese, padrino di importanti ed acclamati registi nipponici del calibro di Takashi Miike, Takashi Shimizu o Hideo Nakata. Tetsuo è uno dei suoi più acclamati capolavori, un'analisi feroce e spietata del rapporto tra uomo e tecnologia, l’immaterialità ed il nulla da egli stesso creato. Tutto è perversione, tutto è feticismo: lo stesso rapporto sessuale diviene un atto violento, privo di ogni passione, fatto solo di carne, freddo e lacerante metallo. Il ferro che mano a mano Tomoo vede prendere possesso di se, non si limita ad esserne parte, ma lo plagia, lo trasforma radicalmente in qualcosa di diverso, rendendolo succube ed incapace di decidere: Tomoo è la nostra incapacità di essere ancora uomini, prima vittima di un contagio ideologico che non si può arrestare.


E’ chiaro che il ferro non si limita ad essere una banale metafora del progresso tecnologico e, soprattutto, non è un elemento scelto a caso: è freddo, duro, inanimato, inumano. Il finale poi, lascia presagire la nichilista visione dell'autore sul futuro: un mondo dove la follia (che per Tsukamoto non è di certo vista come un banale elemento negativo) ha preso il sopravvento, senza alcuna via di scampo. La perversione sessuale, la disumanizzazione, la perdita di una volontà propria, ed una storia avvincente che questi elementi ingloba e sviluppa, fanno di Tetsuo un capolavoro memorabile, girato con due soldi ed in maniera del tutto innovativa: una scuola di cinema per qualunque produzione ad alto budget, direttamente dalle terre orientali.


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