Jacques Mesrine è il nemico pubblico numero 1. Efferato rapinatore di banche e uomo d'onore: lo scarno ritratto di un uomo affascinante e dai mille volti, personaggio complesso ed interessante. Un fuorilegge che nel suo piccolo è riuscito a segnare un'epoca. Nemico pubblico N.1 – L'istinto di morte racconta meticolosamente la prima parte della vita di Mesrine, a partire dal conflittuale e politico rapporto con i genitori fino al suo primo arresto e alla conseguente evasione. Per quanto la pellicola ricalchi i diversi contesti storici che l'uomo visse, il film riesce a non vivere di se stesso come semplice biografia, piuttosto, un'avventura da cui attingere a piene mani e in cui sprofondare, nella più tradizionale cultura cinematografica francese. Opera magna per il regista Jean-Francois Richet, noto ai più per il suo remake di Distretto 13 di Carpenter. Impreziosito dall'eccellente lavoro di Vincent Cassel – che conferma, a chi non lo avesse capito, il suo status di attore camaleontico e brillante – il film, primo di due capitoli, è tecnicamente impeccabile, privo di sbavature o colpi di cattivo gusto. Richet è stato capace di rendere alla perfezione le dinamiche della sceneggiatura, pennellando il tutto con tocchi di nero, blu e rosso, grazie a una fotografia a tratti onirica, a metà strada fra il Querelle de brest di Fassbinder e lo Scarface di De Palma. La caratterizzazione del personaggio di Jacques, inoltre, cambia ed evolve/involve, in maniera nitida e comprensibile anche ai più distratti, rendendo chiara a chiunque una storia complessa e ricca di sfaccettature. A rendere piacevole un personaggio talmente controverso, nonostante le sue malefatte dotate di un – seppur debole a volte – proprio codice morale, è la sua simpatia, la sua capacità di adattarsi a contesti differenti con una costante e forte personalità . Una sorta di antieroe, che nello scorrere della sua esistenza si è fatto inconsapevole portabandiera della filosofia anarchica, abbattendo e sfruttando un sistema che puntava a demolire ma, senza il quale, non avrebbe potuto divenire ciò che amava essere definito «il nemico pubblico numero 1». Oltre ad offrire spunti di riflessione per gli stessi fatti narrati, il film compare come un fulmine a ciel sereno nel panorama cinematografico europeo, in vita soprattutto grazie alle produzioni francesi, belghe, e a qualche fortunata pellicola est-europea. In definitiva, una pellicola così brillante non può che stuzzicare l'invidia e la voglia di riscatto del nostro belpaese, cimitero di vecchie glorie incapace di tirarsi su da questa condizione di stasi.